Page 173 - Galileo. Scienziato e umanista.
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Il terrore, fra tutti coloro che vivevano nella Repubblica di
                Venezia,  aumentò  nell’aprile  del  1606,  quando  Paolo  V

                scomunicò  il  serenissimo  doge  e  il  Senato,  mettendo  l’intera
                popolazione di Venezia sotto interdetto. Paolo si aspettava che il

                proprio  Ordine,  che  proibiva  al  clero  di  Venezia  di  celebrare
                messa o di somministrare i sacramenti, avrebbe obbligato a una

                veloce  resa  un  governo  minacciato  dai  disordini  dei  cristiani

                privati del conforto del matrimonio e della sepoltura. La causa
                immediata  della  collera  fu  la  rivendicazione  da  parte  della

                Repubblica della giurisdizione su due preti accusati di crimini
                seri, e la sua stretta in tema di concedere o di essere disposti a

                riconoscere alla Chiesa delle proprietà terriere. I tentativi fatti
                da  Venezia  per  negoziare,  nei  quali  ebbe  un  ruolo  di  primo

                piano Pietro Duodo, un soldato amico di Galileo, non riuscirono
                a smuovere il papa. Paolo non si era reso conto delle persone

                con  cui  aveva  a  che  fare:  dopo  aver  richiamato  Duodo,  gli
                ufficiali  scomunicati  ordinarono  al  clero  secolare  presente  sul

                territorio di Venezia di ignorare l’interdetto; espulsero gli ordini
                religiosi  identificati  con  la  Controriforma,  prima  i  gesuiti  e

                quindi  i  cappuccini  e  i  teatini;  e  colsero  ogni  occasione  per
                dimostrare  il  proprio  rispetto  nei  confronti  della  religione

                cattolica:        la       partecipazione           alla       messa         aumentò

                vertiginosamente quando i fedeli poterono purificare la propria
                anima indispettendo il papa            167 .

                    Galileo  osservò  i  gesuiti  espulsi  lasciare  Venezia,  ognuno
                con  in  mano  una  candela  e  un  crocifisso,  «con  gran  pianto  e

                dolore  di  molte  donne  loro  devote»             168 .  Non  si  trattava  di  una
                presa in giro: l’interdetto sarebbe durato un anno e l’espulsione

                quasi  cinquanta.  Sebbene  né  la  Serenissima  Repubblica  né  la
                Sede Apostolica fossero potenze militari di prima grandezza, il

                loro conflitto aveva le potenzialità per inasprirsi in una guerra
                che coinvolgesse, sul territorio italiano, la Francia e la Spagna, e

                che conducesse Venezia a passare dalla parte dei protestanti. In
                questo  caso  le  ostilità  si  svolsero  soprattutto  sulla  carta.  I
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