Page 179 - Galileo. Scienziato e umanista.
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poteva arrivare alla verità: poteva insegnare Tolomeo e preferire
Copernico con la coscienza pulita. Aveva formato la propria
preferenza durante gli anni di insegnamento a Pisa, o forse
prima, come traspare dalla lunga lettera che scrisse a Mazzoni
nel 1597:
Ma tornando […] alla conformazione delle sue opinioni con quelle ch’io
stimo esser vere, ancorché diverse dal commune parere, io confesso di
tenermene buono, e di stimar piú il mio giudizio che prima non facevo,
quando non credevo aver sí forte compagno. Ma, per dir la verità, quanto
nelle altre conclusioni restai baldanzoso, tanto rimasi, nel primo affronto,
confuso e timido, vedendo V. S. Eccellentissima tanto resoluta e
francamente impugnare la opinione de i Pitagorici e del Copernico circa il
moto e sito della terra; la quale sendo da me stata tenuta per assai piú
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probabile dell’altra di Aristotile e di Tolomeo... .
Diventato piú coraggioso e risoluto, Galileo disse al suo
mentore di un tempo che un’argomentazione che Mazzoni
aveva sviluppato contro Copernico non aveva alcuna forza.
Tra i peccati di Aristotele contro la matematica con cui
Mazzoni se l’era presa c’era il resoconto in base al quale il Sole
brilla sul Monte Caucaso per un terzo della notte. Sia AI (fig.
4.1) la montagna, DH l’orizzonte in I, B la posizione del Sole
poco prima di sparire alla vista, α = 60°. Dato che il raggio della
Terra è trascurabile rispetto alla distanza dal Sole BC, l’angolo
BCJ è quasi un angolo retto e l’angolo ACJ = α = 60°. Da
cos(60°) = cos(α) = r/(r+h), h deve essere uguale a r, cioè pari a
3579 miglia. Che montagna! Su suggerimento del matematico
Scipione Chiaramonti, che sarebbe diventato un antagonista e
un bersaglio di Galileo, Mazzoni concedette che Aristotele
potrebbe aver voluto dire che un terzo della montagna
risplendeva alla luce del Sole, mentre i due terzi rimanenti erano
nell’oscurità. Quindi, prendendo α = 6° come dimensione del