Page 42 - Piergiorgio Odifreddi - Hai vinto, Galileo! La vita, il pensiero, il dibattito su scienza e fede.
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preludeva alla consegna delle censure e
all’intimazione ad abbandonare le «vanità dei mondi
diversi».
A questo punto il processo si arenò per qualche
tempo, anche a causa dell’assenza del papa da Roma
per buona parte del 1598, e non riprese che il 18
gennaio 1599, quando Bellarmino presentò otto
proposizioni analoghe alle otto censure, da abiurare
formalmente. Il 25 gennaio Bruno si dichiarò
disposto a farlo, a patto che quelle proposizioni
venissero ufficialmente dichiarate eretiche ex nunc
dal papa o dalla Chiesa. Il 4 febbraio il Sant’Uffizio
rispose che non ce n’era bisogno, perché lo erano già
«da tempo antichissimo», e gli intimò di nuovo di
abiurare. Il 18 febbraio Bruno capitolò per sei ottavi,
lasciando aperta la questione su due proposizioni.
Il 9 settembre tutti e sei i consultori del
Sant’Uffizio chiesero che l’imputato venisse di
nuovo torturato, ma il papa negò il suo consenso,
forse sperando in una conclusione incruenta
dell’ormai troppo lungo processo. Nel frattempo era
però arrivata una terza denuncia, questa volta
dall’Inquisizione di Vercelli, che annetteva agli atti
un testo fino ad allora sfuggito all’esame: lo Spaccio
de la bestia trionfante, sempre del 1584, che era valso
a Bruno gli epiteti di «infedele, empio e ateo» da
parte della regina Elisabetta. Quel libro era
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