Page 40 - Piergiorgio Odifreddi - Hai vinto, Galileo! La vita, il pensiero, il dibattito su scienza e fede.
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Mosè e dei profeti, l’incarnazione e la divinità di
Cristo, i suoi presunti miracoli, la verginità della
Madonna, l’adorazione dei Magi, la
transustanziazione, il culto delle immagini e delle
reliquie, l’intercessione dei santi, la punizione eterna
dei peccati mortali e la gravità dei peccati «della
carne».
In graziosa sintesi, l’imputato semplicemente
«dicea che la nostra fede era piena di dottrina
d’asini» e che di «quello che crede la Chiesa, niente si
può provare». La sua difesa, negli otto interrogatori e
in una perduta memoria di ottanta pagine
consegnata il 20 dicembre 1594, consistette nel
reclamare una distinzione fra la «legge» della fede e
la «verità» della ragione, sulla base del principio di
separazione introdotto nella Cena de le ceneri. Forse
si era illuso che il nuovo papa Clemente VIII, da lui
definito «un galant’huomo perché favorisce i
filosofi», potesse concedergli il diritto sostanziale alla
ricerca della verità filosofica, in cambio dell’adesione
formale alla professione della fede cattolica.
Invece il Sant’Uffizio rilanciò ordinando la
censura delle opere reperibili di Bruno, che si
protrasse dal 1595 al 1597 e si concentrò sulla
trilogia del 1584 alla quale abbiamo accennato. Le
censure (o, almeno, quelle che si deducono dai
frammenti delle Responsiones di Bruno che ci sono
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