Page 166 - Piergiorgio Odifreddi - Hai vinto, Galileo! La vita, il pensiero, il dibattito su scienza e fede.
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l’arbore di detta nave, che corra quanto si voglia veloce, non
fallirà punto il suo tratto di sorte che per dritto dal punto E,
che è nella cima de l’arbore o nella gabbia, al punto D, che è
nella radice de l’arbore, o altra parte del ventre e corpo di
detta nave, la pietra o altra cosa grave gittata non vegna. Così,
se dal punto D al punto E alcuno che è dentro la nave, gitta
per dritto una pietra, quella per la medesima linea ritornarà a
basso, muovasi quantosivoglia la nave, pur che non faccia
degl’inchini.
E quasi tre secoli prima, nel citato Trattato del
cielo e del mondo, il solito Nicola Oresme aveva già
anticipato anche questo aspetto dell’opera di Galileo:
A noi sembra che la parte in cui ci troviamo sia ferma e
l’altra in movimento, così come a un uomo che si trovi su
una nave che si muove sembrerà che si muovano gli alberi
che stanno al di fuori. Similmente, se un uomo fosse nel cielo,
e se questo si muovesse con un moto giornaliero, gli
sembrerebbe che fosse la Terra a muoversi quotidianamente,
così come a tutti noi che siamo sulla Terra pare che si muova
il cielo.
Nel brano si riconosce una citazione implicita del
verso dell’Eneide (III, 72) «salpiamo dal porto, e le
terre e le città si allontanano», che diventerà esplicita
nel De revolutionibus (I, 8). Alternativamente, si
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