Page 139 - Piergiorgio Odifreddi - Hai vinto, Galileo! La vita, il pensiero, il dibattito su scienza e fede.
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matematica, che sarebbe stata sviluppata solo in
seguito, intuisce comunque correttamente che si
raggiunge sempre una velocità limite, dopo di che il
moto cessa di essere accelerato e diventa uniforme
(84 e 257).
Tra l’altro, oggi sappiamo che la velocità limite è
direttamente proporzionale alla massa del corpo e
inversamente proporzionale al fattore di attrito. Una
volta terminato l’effetto dell’accelerazione, le leggi
del moto uniforme di caduta diventano dunque
quelle già correttamente intuite da Aristotele nella
Fisica (215):
Noi vediamo che lo stesso corpo si muove più
rapidamente per due cause: o perché è differente ciò
attraverso cui l’oggetto passa (ad esempio, se attraverso
l’acqua o la terra, ovvero attraverso l’acqua o l’aria), oppure
perché l’oggetto spostato, qualora gli altri fattori siano gli
stessi, differisce per l’eccesso del peso o della leggerezza.
Nella prima giornata dei Discorsi, Galileo spiega
com’era riuscito ad andar oltre
quest’approssimazione aristotelica. Anzitutto, per
poter osservare meglio il fenomeno, si ingegnò a
rallentare il tempo di caduta usando i famosi piani
inclinati (93):
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