Page 60 - Galileo Galilei - Lettere copernicane. Sentenza e abiura
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al cielo, vanno mormorando tra il popolo che quella dottrina
sarà entro breve tempo dichiarata eretica dall’autorità suprema.
Rendendosi conto che una dichiarazione di questo genere
destituirebbe non solo le affermazioni relative alla relazione tra
Sole e Terra, ma attirerebbe la condanna anche su tutte le altre
osservazioni prodottesi in ambito astronomico e scientifico che
sono in necessaria relazione con la teoria eliocentrica, per
rendersi il compito più facile cercano, per quanto possono, di far
apparire tale teoria, almeno presso le masse, come nuova e mia
personale, nascondendo di sapere benissimo che ne fu autore o
meglio che la riprese nuovamente e la confermò Niccolò
Copernico, studioso non solo cattolico, ma sacerdote e uomo di
Chiesa. Egli era tanto stimato che, nel corso del Concilio
Lateranense, sotto il pontificato di Leone X, quando si trattava
di riformare il calendario ecclesiastico, venne chiamato a Roma
dalle più remote parti della Germania perché partecipasse a
questa riforma, che rimase incompiuta solo perché non si aveva
ancora una perfetta conoscenza della durata precisa dell’anno e
del mese lunare. Per questo da Paolo di Middelburg vescovo di
Fossombrone, che allora presiedeva all’impresa, gli venne
assegnato l’incarico di cercare con rinnovati studi e fatiche di
giungere a conoscenze più precise e certe su tali movimenti
celesti. Egli allora, con sforzi veramente giganteschi e con il suo
ingegno straordinario, rimessosi al lavoro, avanzò tanto in
queste conoscenze e con tale esattezza rese conto della durata
dei movimenti celesti che si guadagnò il titolo di sommo
astronomo e non solo in seguito si è riformato il calendario
conformemente alla sua dottrina, ma in base a questa si sono
tracciate anche le tavole di tutti i movimenti dei pianeti. Avendo
egli esposto i risultati delle sue ricerche in sei libri, li pubblicò
su preghiera del cardinale Nicola Schomberg, arcivescovo di
Capua, e di Giese Tiedemann, vescovo di Culma, e poiché si era
tanto faticosamente dedicato a questa impresa per ordine del
Sommo Pontefice, dedicò al suo successore Paolo III l’opera
intitolata Rivoluzioni celesti, che, stampata nello stesso periodo,
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