Page 59 - Galileo Galilei - Lettere copernicane. Sentenza e abiura
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filosofia,  per  quanto  attiene  alla  struttura  del  mondo,  sono
                convinto  che  il  Sole,  senza  cambiar  sede,  sia  al  centro  delle

                rotazioni degli astri, e che la Terra, che gira su sé stessa, gli si
                muova  attorno;  sapendo  inoltre  che  sostengo  tale  convinzione

                non  solo  con  il  contestare  le  spiegazioni  di  Tolomeo  e  di
                Aristotele,  ma  anche  con  il  produrre  molte  prove  a  loro
                contrarie, in particolare alcune relative a fenomeni naturali delle

                cui  cause  non  si  può  forse  trovare  alcun’altra  spiegazione,
                nonché prove astronomiche, derivate da nuovi dati acquisiti da

                scoperte  recenti,  che  palesemente  confutano  la  concezione
                tolemaica e sono invece perfettamente in accordo e confermano
                la posizione opposta; forse confusi dall’essere stata riconosciuta

                la  verità  di  altre  affermazioni  da  me  fatte,  diverse  da  quelle
                correnti,  e  pertanto  temendo  di  non  poter  difendere  le  loro

                posizioni  se  restano  nell’ambito  della  filosofia…  per  tutte
                queste  ragioni  insomma  hanno  deciso  di  tentare  di  coprire  la

                fallacia dei loro discorsi sotto il manto di una religione simulata
                e  l’autorità  delle  Sacre  Scritture,  da  loro  utilizzate,  poco

                intelligentemente,  per  confutare  argomentazioni  né  capite  né
                ascoltate.
                      Prima  hanno  personalmente  cercato  di  diffondere  la  fama

                che  le  suddette  convinzioni  siano  in  contrasto  con  le  Sacre

                Scritture  e  per  conseguenza  condannabili  come  eretiche;  poi,
                vedendo come nella maggior parte dei casi la natura umana sia
                più disponibile ad approvare quelle imprese da cui il prossimo,

                anche  se  ingiustamente,  subisce  oppressione,  piuttosto  che
                quelle  da  cui  gli  deriva  un  giusto  sollievo,  non  è  stato  loro

                difficile  trovare  chi,  assumendo  per  certo  che  tali  convinzioni
                fossero condannabili come eretiche, lo ha predicato con insolita

                fiducia  persino  dai  pulpiti,  con  poca  pietà  e  ancor  meno
                considerazione  del  danno  che  ne  sarebbe  derivato  non  solo  a

                questa dottrina e a chi la sottoscrive, ma a tutta la matematica e
                ai matematici in generale. Infine, acquistato ulteriore credito, e
                sperando vanamente che quel seme che ha all’inizio posto radici

                nella loro malafede possa diffondere i suoi rami ed elevarsi fino



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