Page 54 - Galileo Galilei - Lettere copernicane. Sentenza e abiura
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come sono delle Sacre Scritture, per spiegare contenuti di così
                alta  speculazione.  Tuttavia,  come  potrei  essere  scusato  nel

                dichiarare  la  mia  totale  sottomissione  al  giudizio  dei  miei
                superiori,  così  la  parte  seguente  del  Salmo,  «Le  parole  del

                Signore sono vere e rendon savi gli sprovveduti», mi ha fatto
                sperare: forse può accadere che l’infinita bontà di Dio indirizzi
                verso la purezza della mia mente un piccolissimo raggio della

                sua grazia, onde s’illumini ai miei occhi qualcuno dei significati
                reconditi delle sue parole. Quanto ho scritto, mio signore, è un

                piccolo parto, che necessita di una forma migliore, di correzioni
                e rifiniture addotte con applicazione e pazienza; infatti si tratta
                solo  di  un  abbozzo,  suscettibile  di  assumere  un  aspetto  e

                proporzioni confacenti, ma per il momento ancora disordinato e
                grezzo. Se me ne sarà data la possibilità, gli darò una forma più

                equilibrata; intanto vi prego di non permettere che vada in mano
                ad  alcuno  che,  ricorrendo  piuttosto  che  alla  dolcezza  della

                lingua di una madre all’asprezza e alla violenza dei denti d’una
                matrigna,  invece  di  ripulirlo  lo  laceri  e  lo  riduca  a  pezzi  del

                tutto. Con ciò  vi bacio  reverentemente le  mani, unitamente  ai
                signori Buonarroti, Guiducci, Soldani e Giraldi, qui presenti alla
                chiusura della lettera.



                      Firenze, 23 marzo 1615



                      Di Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima


                      l’obbligatissimo servitore

                      Galileo Galilei





















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