Page 58 - Galileo Galilei - Lettere copernicane. Sentenza e abiura
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credere nulla di un argomento oscuro, per non arrivare a odiare
                per  attaccamento  al  nostro  errore  ciò  che  la  verità  potrebbe

                casualmente far scoprire in seguito, quantunque in nessun modo
                possa esser contrario ai sacri libri, sia del Vecchio sia del Nuovo

                Testamento».
                     Con il passare del tempo si è via via resa manifesta a tutti la
                verità  delle  mie  scoperte,  e  insieme  con  le  verità  di  fatto  la

                diversità  di  atteggiamento  tra  quelli  che  sinceramente  e  senza
                pregiudizio  alcuno  non  ammettevano  tali  verità  e  quelli  che

                aggiungevano  allo  scetticismo  passioni  estranee.  Perciò,  così
                come gli astronomi e gli scienziati più esperti si sono convinti

                subito,  a  questo  primo  gruppo  sono  andati  progressivamente
                affiancandosi tutti gli altri che avevano all’inizio una posizione

                negativa o di dubbio solo perché spiazzati dalla cosa del tutto
                nuova o perché non avevano avuto l’occasione di farne diretta
                esperienza;  quelli  invece  in  cui,  oltre  che  l’attaccamento

                all’errore iniziale, giocano altri interessi che non so immaginare
                e sono da questi resi maldisposti non tanto verso le cose quanto

                verso  chi  le  afferma,  non  potendo  più  negare  l’evidenza,
                continuano ostinatamente a tacere, e deviando il loro pensiero

                verso inconsistenti fantasie, irritati più ancora di prima da ciò su
                cui  gli  altri  si  sono  tranquillizzati  e  messi  il  cuore  in  pace,

                tentano di farmi del male in altri modi. Di loro per la verità non
                mi darei più pensiero di quanto non me ne sia dato per gli altri
                contrasti, di cui mi son sempre fatto beffe, sicuro dell’esito che

                avrebbe  avuto  la  faccenda,  se  non  constatassi  che  le  nuove
                calunnie e le nuove persecuzioni non si limitano a una questione

                di molta o scarsa dottrina, del che mi importa poco, ma puntano
                a  bollarmi  di  infamie  che  devono  essere  e  sono  da  me  più

                aborrite  della  morte,  per  cui  non  posso  accontentarmi  che  a
                riconoscerne  l’ingiustizia  siano  soltanto  quelli  che  conoscono

                me  e  conoscono  loro,  ma  devo  pretendere  che  siano  tutti.
                Persistendo dunque nella loro prima determinazione a volere in
                ogni  modo  possibile  abbattere  la  mia  persona  e  le  mie  cose,

                sapendo  come  nell’ambito  dei  miei  studi  di  astronomia  e  di



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