Page 129 - Galileo Galilei - Lettere copernicane. Sentenza e abiura
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epicicli io ne trovo 2 classi. Una è di quelli che, sendo del tutto
ignudi dell’osservazioni de’ movimenti delle stelle e di quello
che bisogni salvare, negano senza fondamento nessuno tutto
quello che e’ non intendono: ma questi son degni che di loro
non si faccia alcuna considerazione. Altri, molto più
ragionevoli, non negheranno i movimenti circolari descritti da i
corpi delle stelle intorno ad altri centri che quello della Terra,
cosa tanto manifesta, che, all’incontro, è chiaro, nessuno de’
pianeti far il suo rivolgimento concentrico ad essa Terra; ma
solo negheranno, ritrovarsi nel corpo celeste una struttura di
orbi solidi e tra sé divisi e separati, che, arrotandosi e fregandosi
insieme, portino i corpi de’ pianeti etc.: e questi crederò io che
benissimo discorrino; ma questo non è un levar i movimenti
fatti dalle stelle in cerchi eccentrici alla Terra o in epicicli, che
sono i veri e semplici assunti di Tolomeo e de gli astronomi
grandi, ma è un repudiar gli orbi solidi materiali e distinti,
introdotti da i fabbricatori di teoriche per agevolar l’intelligenza
de i principianti ed i computi de’ calculatori; e questa sola parte
è fittizia e non reale, non mancando a Iddio modo di far
camminare le stelle per gl’immensi spazii del cielo, ben dentro a
limitati e certi sentieri, ma non incatenate o forzate.
Però, quanto al Copernico, egli, per mio avviso, non è
capace di moderazione, essendo il principalissimo punto di tutta
la sua dottrina e l’universal fondamento la mobilità della Terra e
stabilità del Sole: però, o bisogna dannarlo del tutto, o lasciarlo
nel suo essere, parlando sempre per quanto comporta la mia
capacità. Ma se sopra una tal resoluzione e’ sia bene
attentissimamente considerare, ponderare, esaminare, ciò che
egli scrive, io mi sono ingegnato di mostrarlo in una mia
scrittura, per quanto da Dio benedetto mi è stato conceduto, non
avendo mai altra mira che alla dignità di Santa Chiesa e non
indirizzando ad altro fine le mie deboli fatiche; il qual purissimo
e zelantissimo affetto son ben sicuro che in essa scrittura si
scorgerà chiaro, quando per altro ella fusse piena d’errori o di
cose di poco momento: e già l’averei inviata a V. S.
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