Page 134 - Galileo Galilei - Lettere copernicane. Sentenza e abiura
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a salti, come ’l senso chiaramente ci mostra; ut gigas, o vero ut
fortis, ci denota l’efficacissima attività e virtù di penetrare per
tutti i corpi, ed insieme la somma velocità del muoversi per
immensi spazii, essendo l’emanazione della luce come
instantanea. Confermansi dalle parole procedens de thalamo
suo, che tale emanazione e movimento si deve referire ad esso
lume solare, e non all’istesso corpo del Sole; poi che il corpo e
globo del Sole è ricetto e tanquam thalamus di esso lume, né
torna ben a dire che thalamus procedat de thalamo. Da quello
che segue, a summo cæli egressio eius, aviamo la prima
derivazione e partita di questo spirito e lume dall’altissime parti
del cielo, ciò è sin dalle stelle del firmamento o anco dalle sedi
più sublimi. Et occorsus eius usque ad summum eius: ecco la
reflessione e, per così dire, la riemanazione dell’istesso lume
sino alla medesima sommità del mondo. Segue: Nec est qui
abscondat a calore eius: eccoci additato il calore vivificante e
fecondante, distinto dalla luce e molto più di quella penetrante
per tutte le corporali sustanze, ben che densissime; poi che dalla
penetrazione della luce molte cose ci difendono e ricuoprono,
ma da questa altra virtù non est qui se abscondat a calore eius.
Né devo tacer cert’altra mia considerazione, non aliena da
questo proposito. Io già ho scoperto il concorso continuo di
alcune materie tenebrose sopra il corpo solare, dove elleno si
mostrano al senso sotto aspetto di macchie oscurissime, ed ivi
poi si vanno consumando e risolvendo; ed accennai come queste
per avventura si potrebbono stimar parte di quel pabulo, o forse
gli escrementi di esso, del quale il Sole da alcuni antichi filosofi
fu stimato bisognoso per suo sostentamento. Ho anco
dimostrato, per l’osservazioni continuate di tali materie
tenebrose, come il corpo solare per necessità si rivolge in sé
stesso, e di più accennato quanto sia ragionevol il creder che da
tal rivolgimento dependino i movimenti de’ pianeti intorno al
medesimo Sole. Di più, noi sappiamo che l’intenzione di questo
Salmo è di laudare la legge divina, paragonandola il profeta col
corpo celeste, del quale, tra le cose corporali, nissuna è più
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