Page 133 - Galileo Galilei - Lettere copernicane. Sentenza e abiura
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prolifico,  che  dà  la  vita  a  tutti  i  membri  che  attorno  gli
                riseggono. Ma come che della mirabil forza ed energia di questo

                spirito e lume del Sole, diffuso per l’universo, io potessi produr
                molte attestazioni di filosofi e gravi scrittori, voglio che mi basti

                un solo luogo del Beato Dionisio Areopagita nel libro De divinis
                nominibus, il quale è tale: Lux etiam colligit convertitque ad se
                omia,  quæ  videntur,  quæ  moventur,  quæ  illustrantur,  quæ

                calescunt, et uno nomine ea quæ ab eius splendore continentur.
                Itaque  Sol  Ilios  dicitur,  quod  omnia  congreget  colligatque

                dispersa. E poco più a basso scrive dell’istesso: Si enim Sol hic,
                quem  videmus,  eorum  quæ  sub  sensum  cadunt  essentias  et
                qualitates, quamquam multæ sint ac dissimiles, tamen ipse, qui

                unus  est  æqualibiterque  lumen  fundit,  renovat,  alit,  tuetur,
                perficit, dividit, coniungit, fovet, fœcunda reddit, auget, mutat,

                firmat,  edit,  movet,  vitaliaque  facit  omnia,  et  unaquæque  res
                huius universitatis, pro captu suo, unius atque eiusdem Solis est

                particeps,  causasque  multorum,  quæ  participant,  in  se
                æquabiliter anticipatas habet; certe maiore ratione etc.

                     Ora, stante questa filosofica posizione, la quale è forse una
                delle principali porte per cui si entri nella contemplazione della

                natura,  io  crederrei,  parlando  sempre  con  quella  umiltà  e
                reverenza  che  devo  a  Santa  Chiesa  e  a  tutti  i  suoi  dottissimi

                Padri,  da  me  riveriti  e  osservati  ed  al  giudizio  de’  quali
                sottopongo  me  ed  ogni  mio  pensiero,  crederrei,  dico,  che  il
                luogo  del  Salmo  potesse  aver  questo  senso,  cioè  che  Deus in

                Sole  posuit  tabernaculum  suum  come  in  sede  nobilissima  di
                tutto  ’l  mondo  sensibile;  dove  poi  si  dice  che  Ipse,  tanquam

                sponsus  procedens  de  thalamo  suo,  exultavit  ut  gigas  ad
                currendam viam, intenderei, ciò esser detto del Sole irradiante,

                ciò è del lume e del già detto spirito calorifico e fecondante tutte
                le  corporee  sustanze,  il  quale,  partendo  dal  corpo  solare,

                velocissimamente si diffonde per tutto ’l mondo: al qual senso si
                adattano  puntualmente  tutte  le  parole.  E  prima,  nella  parola
                sponsus  aviamo  la  virtù  fecondante  e  prolifica;  l’exultare  ci

                addita quell’emanazione di essi raggi solari fatta, in certo modo,



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