Page 131 - Galileo Galilei - Lettere copernicane. Sentenza e abiura
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vulgata  filosofia  non  così  ben  mi  pare  che  consuonino:  e
                l’avermi  V.  S.  Reverendissima  accennato,  come  il  luogo  del

                Salmo 18 è de i reputati più repugnanti a questa opinione, m’ha
                fatto farci sopra nuova reflessione, la quale mando a V. S. con

                tanto minor renitenza, quanto ella mi dice che l’Illustrissimo e
                Reverendissimo  Cardinal  Bellarmino  volentieri  vedrà  se  ho
                alcun altro di tali luoghi. Però, avendo io satisfatto al semplice

                cenno di S. S. Illustrissima e Reverendissima, veduta che abbia
                S.  S.  Illustrissima  questa  mia,  qualunque  ella  si  sia,

                contemplazione,  ne  faccia  quel  tanto  che  la  sua  somma
                prudenza  ordinerà;  ché  io  intendo  solamente  di  riverire  e
                ammirare le cognizioni tanto sublimi, e obbedire a i cenni de’

                miei superiori, ed all’arbitrio loro sottoporre ogni mia fatica.
                     Però, non mi arrogando che, qualunque si sia la verità della

                supposizione ex parte naturæ, altri non possino apportare molto
                più congruenti sensi alle parole del Profeta, anzi stimandomi io

                inferiore a tutti, e però a tutti i sapienti sottoponendomi, direi,
                parermi che nella natura si ritrovi una substanza spiritosissima,

                tenuissima e velocissima, la quale, diffondendosi per l’universo,
                penetra  per  tutto  senza  contrasto,  riscalda,  vivifica  e  rende

                feconde tutte le viventi creature; e di questo spirito par che ’l
                senso  stesso  ci  dimostri  il  corpo  del  Sole  esserne  ricetto

                principalissimo,  dal  quale  espandendosi  un’immensa  luce  per
                l’universo, accompagnata da tale spirito calorifico e penetrante
                per  tutti  i  corpi  vegetabili,  gli  rende  vivi  e  fecondi.  Questo

                ragionevolmente  stimar  si  può  essere  qualche  cosa  di  più  del
                lume,  poi  che  ei  penetra  e  si  diffonde  per  tutte  le  sustanze

                corporee,  ben  che  densissime,  per  molte  delle  quali  non  così
                penetra essa luce: tal che, sì come dal nostro fuoco veggiamo e

                sentiamo uscir luce e calore, e questo passar per tutti i corpi, ben
                che opaci e solidissimi, e quella trovar contrasto dalla solidità e

                opacità,  così  l’emanazione  del  Sole  è  lucida  e  calorifica,  e  la
                parte calorifica è la più penetrante. Che poi di questo spirito e di
                questa luce il corpo solare sia, come ho detto, un ricetto e, per

                così dire, una conserva che ab extra gli riceva, più tosto che un



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