Page 124 - Galileo Galilei - Lettere copernicane. Sentenza e abiura
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con Loro Altezze Serenissime, poi che tal mia stravagante
oppinione ed erronea dava che dire assai in Roma; e forse avrà a
quest’ora fatto il debito, se già non l’ha ritenuto l’essere
destramente fatto avvertito, che l’autore di questa dottrina non è
altramente un Fiorentino vivente, ma un Tedesco morto, che la
stampò già 70 anni sono, dedicando il libro al Sommo
Pontefice.
Io vo scrivendo, né mi accorgo che parlo a persona
informatissima di questi trattamenti, e forse tanto più di me,
quanto che ella si trova nel luogo dove si fanno gli strepiti
maggiori. Scusimi della prolissità; e se scorge equità nessuna
nella causa mia prestimi il suo favore, chè gliene viverò
perpetuaente obbligato. Con che le bacio riverentemente le
mani, e me gli ricordo servitore devotissimo, e dal Signore Dio
gli prego il colmo di felicità.
Di Firenze, li 16 Febbraio 1615
Di V. S. molto Illustre e Reverendissima
Servitore Obbligatissimo
Galileo Galilei.
Poscritta. Ancorché io difficilmente possa credere che si
fosse per precipitare in prendere una tal risoluzione di annullar
questo autore, tuttavia, sapendo per altre prove quanta sia la
potenza della mia disgrazia, quando è congiunta con la
malignità ed ignoranza de’ miei avversari, mi par di aver
cagione di non mi assicurar del tutto sopra la somma prudenza e
santità di quelli da chi ha da dipender l’ultima risoluzione, sì
che quella ancora non possa esser in parte affascinata da questa
fraude che va in volta sotto il manto di zelo e di carità. Però, per
non mancare, per quanto posso, a me stesso ed a quello che
dalla mia scrittura vedrà in breve V. S. Reverendissima che è
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