Page 123 - Galileo Galilei - Lettere copernicane. Sentenza e abiura
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molti; che si trovono qua in fatto, e che veggono tutti gli
andamenti e son informati, almeno in parte, delle macchine e
trattato.
Niccolò Copernico fu uomo non pur cattolico, ma religioso
e canonico; fu chiamato a Roma sotto Leone X, quando nel
Concilio Lateranense si trattava l’emendazione del calendario
ecclesiastico, facendosi capo a lui come a grandissimo
astronomo. Restò nondimeno indecisa tal riforma per questa
sola cagione, perché la quantità de gli anni e de’ mesi de’ moti
del Sole e della Luna non erano abbastanza stabiliti: onde egli,
d’ordine del vescoro Semproniense, che allora era sopraccapo di
questo negozio, si messe con nuove osservazioni ed
accuratissimi studii all’investigazione di tali periodi; e ne
conseguì in somma tal cognizione, che non solo regolò tutti i
moti de’ corpi celesti, ma si acquistò il titolo di sommo
astronomo, la cui dottrina fu poi seguita da tutti, e conforme ad
essa regolato ultimamente il calendario. Ridusse le sue fatiche
intorno a’ corsi e costituzioni de’ corpi celesti in sei libri, li
quali, a richiesta di Niccolò Scombergio, cardinale Capuano,
mandò in luce, e gli dedicò a Papa Paolo III, e da quel tempo in
qua si son veduti publicamente senza scrupolo nessuno. Ora
questi buoni frati, solo per un sinistro affetto contro di me,
sapendo che io stimo questo autore, si vantano di dargli il
premio delle sue fatiche con farlo dichiarare eretico.
Ma quello che è più degno di considerazione, la prima lor
mossa contro questa oppinione fu il lasciarsi metter su da alcuni
miei maligni che gliela dipinsero per opera mia propria, senza
dirli che ella fosse già 70 anni fa stampata; e questo medesimo
stile vanno tenendo con altre persone, nelle quali cercano
d’imprimer sinistro concetto di me: e questo gli va succedendo
in modo tale, che, sendo pochi giorni sono arrivato qua
Monsignor Gherardini, Vescovo di Fiesole, nelle prime visite a
pien popolo, dove si abbatterono alcuni amici miei, proroppe
con grandissima veemenza contro di me, mostrandosi
gravemente alterato, e dicendo che n’era per far gran passata
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