Page 122 - Galileo Galilei - Lettere copernicane. Sentenza e abiura
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di  farla  con  qualche  occasione  pervenire  in  mano
                dell’Illustrissimo  Cardinal  Bellarmino,  al  quale  questi  Padri

                Domenicani  si  son  lasciati  intendere  di  voler  far  capo,  con
                isperanza di far, per lo meno, dannar il libro del Copernico e la

                sua oppinione e dottrina.
                     La lettera fu da me scritta currenti calamo; ma queste ultime
                concitazioni, ed i motivi che questi Padri adducono per mostrare

                i demeriti di questa dottrina, ond’ella meriti di essere abolita, mi
                hanno fatto veder qualche cosa di più scritta in simili materie: e

                veramente  non  solo  ritrovo,  tutto  quello  che  ho  scritto  essere
                stato detto da loro, ma molto più ancora, mostrando con quanta

                circonspezione  bisogni  andar  intorno  a  quelle  conclusioni
                naturali  che  non  son  de  Fide,  alle  quali  possono  arrivare

                l’esperienze e le dimostrazioni necessarie, e quanto perniciosa
                cosa  sarebbe  l’asserir  come  dottrina  risoluta  nelle  Sacre
                Scritture  alcuna  proposizione  della  quale  una  volta  si  potesse

                aver dimostrazione in contrario. Sopra questi capi ho distesa una
                scrittura molto copiosa, ma non l’ho ancora al netto in maniera

                che ne possa mandar copia a V. S., ma lo farò quanto prima:
                nella  quale,  quel  che  si  sia  dell’efficacia  delle  mie  ragioni  e

                discorsi, di questo ben son sicuro, che ci si troverà molto più
                zelo verso Santa Chiesa e la dignità delle Sacre Lettere, che in

                questi  miei  persecutori;  poi  che  loro  proccurano  di  proibir  un
                libro ammesso tanti anni da Santa Chiesa, senza averlo pur mai
                lor  veduto,  non  che  letto  o  inteso;  ed  io  non  fo  altro  che

                esclamare  che  si  esamini  la  sua  dottina  e  si  ponderino  le  sue
                ragioni  da  persone  cattolichissime  ed  intendentissime,  che  si

                rincontrino  le  sue  posizioni  con  l’esperienze  sensate,  e  che  in
                somma non si danni se prima non si trova falso, se è vero che

                una proposizione non possa insieme esser vera ed erronea. Non
                mancano  nella  cristianità  uomini  intendentissimi  della

                professione,  il  parer  de’  quali  circa  la  verità  o  falsità  della
                dottrina  non  doverà  esser  posposto  all’arbitrio  di  chi  non  è
                punto  informato  e  che  pur  troppo  chiaro  si  conosce  essere  da

                qualche parziale affetto alterato, sì come benissimo conoscono



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