Page 92 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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Nel  1983,  però,  monsignor  Poupard  poté  pubblicare  i  primi  risultati

          dell’indagine che avrebbero permesso «una onorevole soluzione».                             224  La
          prima cosa che attrae l’attenzione è che tra gli autori dei vari articoli non

          figuri nessuno specialista degno di tal nome su Galileo, eccezion fatta
          per il padre Wallace,        225  il cui commento conclusivo è senza dubbio il più

          gustoso,  così  che  non  resisto  alla  tentazione  di  citarlo.  Dopo  avere
          accennato  all’iniziale  amicizia  di  Galileo  con  i  gesuiti,  verso  i  quali

          Galileo sarebbe stato tanto in debito, Wallace conclude:


                   «Anche  qui,  come  avrebbe  messo  in  rilievo  Grassi  dopo  il  processo,  la
                   personalità  di  Galileo,  per  tacere  del  suo  orgoglio  e  della  sua  arroganza,
                   contribuì alla sua perdita».  226


          Non  so  se  questo  si  debba  considerare  un  esempio  della  lealtà  con  la
          quale si devono riconoscere i propri errori. In ogni caso, sarebbe stato

          più decoroso includere fra i collaboratori del libro un qualche storico di
          prestigio riconosciuto, piuttosto che un apologeta dichiarato.

          Il  secondo  fatto  sorprendente  è  che  il  libro  non  contiene  neppure  un
          articolo  sui  giudici  di  Galileo.       227   I  vari  autori  si  avvalgono  della  loro

          obiettività  d’indagine  per  denunciare  più  volte  che  l’argomentazione
          galileiana  sulle  maree  era  erronea  e  non  costituiva  una  prova  del

          movimento  terrestre,  ed  è  comprensibile.  Lo  strano  è  che  a  nessuno
          sembra  opportuno  dilungarsi  allo  stesso  modo  sugli  errori  delle  teorie

          degli avversari di Galileo. Un caso limite di fanatismo apologetico lo si
          può  riscontrare,  nel  caso  specifico,  in  Walter  Brandmüller,  secondo  il

          quale  i  gesuiti  come  Scheiner  non  mascherarono  le  loro  credenze
          copernicane per cieca obbedienza, ma perché metodologicamente erano
          scrupolosi  come  non  fu  invece  Galileo;  non  c’erano  prove  del

          movimento della Terra, e per questo non lo affermarono. Abbiamo visto
          più  sopra  la  falsità  di  questa  tesi.  Brandmüller  sostiene  anche  il

          paradosso  secondo  cui  Galileo  incappò  in  errori  nella  scienza,  dove
          invece avevano ragione i suoi giudici, ed ebbe ragione in teologia, dove

          invece  a  errare  furono  i  suoi  giudici.  Naturalmente,  Brandmüller  non
          offre  alcun  argomento  che  giustifichi  l’avvedutezza  di  difendere  il

          geocentrismo come appunto fecero i giudici di Galileo. Si tratta di una
          misteriosa  dimenticanza  nella  quale  incorrono  tutti  gli  apologeti  che
          denunciano  gli  errori  di  Galileo?  No.  A  proposito  dei  giudici,

          Brandmüller afferma che:




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