Page 563 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
P. 563

SAGR. Di grazia, Sig. Salviati, non perdiam più tempo in proceder per via
          di  tali  proporzioni  con  gente  che  sono  accomodate  ad  ammetter  cose

          sproporzionatissime, talché assolutamente con loro per questa strada non
          è  possibile  guadagnar  nulla.  E  qual  più  sproporzionata  proporzione  si

          può  immaginare  di  quella  che  questi  tali  trapassano  ed  ammettono,
          mentre che, scrivendo non ci esser più conveniente modo di ordinar le

          celesti sfere che ’l regolarsi con le diversità de’ tempi de’ periodi loro,
          mettendo di grado in grado le più tarde sopra le più veloci, costituita che

          hanno  altissima  la  sfera  stellata,  come  tardissima  più  di  tutte,  glie  ne
          costituiscono una superiore, e per ciò maggiore, e la fanno muovere in
          ventiquattr’ore, mentre che la sua inferiore si muove in 36000 anni? Ma

          di queste sproporzionalità se ne parlò a bastanza il giorno passato.
          SALV. Vorrei, Sig. Simplicio, che sospesa per un poco l’affezione che voi

          portate a i seguaci della vostra opinione, mi diceste sinceramente se voi
          credete  che  essi  nella  mente  loro  comprendano  quella  grandezza  che
          dipoi giudicano non poter, per la sua immensità, attribuirsi all’universo:

          perché  io,  quanto  a  me,  credo  di  no,  e  mi  pare  che,  sì  come
          nell’apprension  de’  numeri  come  si  comincia  a
                                                                                 Grandezze e numeri
          passar quelle migliaia di milioni, l’immaginazion                      immensi sono
          si  confonde  né  può  più  formar  concetto,  così
                                                                                 incomprensibili dal
          avvenga  ancora  nell’apprender  grandezze  e
          distanze  immense;  sì  che  intervenga  al  discorso                  nostro intelletto.

          effetto simile a quello che accade al senso, che mentre nella notte serena
          io  guardo  verso  le  stelle,  giudico  al  senso  la  lontananza  loro  esser  di
          poche  miglia,  né  esser  le  stelle  fisse  punto  più  remote  di  Giove  o  di

          Saturno,  anzi  pur  né  della  Luna.  Ma,  senza  più,  considerate  le
          controversie  passate  tra  gli  astronomi  ed  i  filosofi  peripatetici  per

          cagione della lontananza delle stelle nuove di Cassiopea e del Sagittario,
          riponendole quelli tra le fisse, e questi credendole più basse della Luna:

          tanto è impotente il nostro senso a distinguere le distanze grandi dalle
          grandissime,  ancor  che  queste  in  fatto  siano  molte  migliaia  di  volte

          maggiori  di  quelle.  E  finalmente  io  ti  domando,  oh  uomo  sciocco:                        85
          Comprendi  tu  con  l’immaginazione  quella  grandezza  dell’universo,  la

          quale  tu  giudichi  poi  esser  troppo  vasta?  se  la  comprendi,  vorrai  tu
          stimar che la tua apprensione si estenda più che la potenza divina, vorrai

          tu dir d’immaginarti cose maggiori di quelle che Dio possa operare? ma
          se non la comprendi, perché vuoi apportar giudizio delle cose da te non





                                                          563
   558   559   560   561   562   563   564   565   566   567   568