Page 557 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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non crederò già che eglino stimassero, il determinar le grandezze
vero disco esser quello che si mostra nelle delle stelle.
profonde tenebre, e non quello che si scorge
nell’ambiente luminoso, perché i nostri lumi, che veduti la notte di
lontano appariscon grandi, e da vicino mostrano la lor vera fiammella
terminata e piccola, potevano a sufficienza fargli cauti. Anzi, s’io devo
liberamente dire il mio parere, credo assolutamente che nessun di
costoro, né anco Ticone stesso, tanto accurato nel maneggiare strumenti
astronomici, e che tanto grandi ed esatti, senza rispiarmo di spese
grandissime, ne fabbricò, si sieno messi mai a voler prendere e misurare
l’apparente diametro d’alcuna stella, trattone il Sole e la Luna; ma penso
che arbitrariamente, e come si dice a occhio, uno di loro de i più antichi
pronunziasse la cosa esser così, e che i seguaci poi senza altro riscontro
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se ne sieno stati al primo detto: ché quando alcuno di loro si fusse
applicato al farne qualche riprova, si sarebbe senza dubbio accorto
dell’inganno.
SAGR. Ma se eglino mancavano del telescopio, e voi di già avete detto
che l’amico nostro con tale strumento è venuto in cognizione della
verità, devono gli altri restare scusati, e non accusati di negligenza.
SALV. Questo seguirebbe, quando senza ’l telescopio non si potesse
ottenere l’intento. È vero che tale strumento, co ’l mostrar il disco della
stella nudo ed ingrandito cento e mille volte, rende l’operazione più
facile assai, ma si può anco senza lo strumento
Modo per misurare
conseguir, se ben non così esattamente, il diametro apparente
l’istesso; ed io più volte l’ho fatto, e ’l modo
d’una stella.
che ho tenuto è questo. Ho fatto pendere una
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cordicella verso qualche stella, ed io mi son servito della Lira, che
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nasce tra settentrione e greco, e poi con l’appressarmi e slontanarmi da
essa corda, traposta tra me e la stella, ho trovato il posto dal quale la
grossezza della corda puntualmente mi nasconde la stella; fatto questo,
ho preso la lontananza dall’occhio alla corda, che viene a esser un de’
lati che comprendon l’angolo che si forma nell’occhio e che insiste sopra
la grossezza della corda, e che è simile, anzi l’istesso, che l’angolo che
nella sfera stellata insiste sopra il diametro della stella, e dalla
proporzione della grossezza della corda alla distanza dall’occhio alla
corda, con la tavola de gli archi e corde, ho immediatamente trovata la
quantità dell’angolo; usando però la solita cautela che si osserva nel
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