Page 550 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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quando  sono  equilibrati  e  nelle  lor  massime  curvità,  ora  col  convesso
          loro verso la parte inferiore, ed altra volta verso la superiore del disco

          solare. E perché tali stati si vanno continuamente mutando, facendosi le
          inclinazioni  e  le  incurvazioni  or  maggiori  ed  or  minori,  e  talora

          riducendosi quelle all’equilibrio perfetto e queste alla perfetta dirittezza,
          convien necessariamente porre, l’istesso asse della revoluzione mestrua

          delle macchie avere una sua propria conversione, per la quale i suoi poli
          descrivano due cerchi intorno a i poli d’un altro asse, il quale per ciò

          conviene (come ho detto) assegnare al Sole, il semidiametro de i quali
          cerchi risponda alla quantità dell’inclinazione del medesimo asse; ed è
          necessario che il tempo del suo periodo sia d’un anno, avvengaché tale è

          il  tempo  nel  quale  si  restituiscono  tutte  l’apparenze  e  diversità  ne  i
          passaggi delle macchie: e del farsi la conversione di questo asse sopra i

          poli dell’altro asse parallelo a quel dell’eclittica, e non intorno ad altri
          punti,  ne  son  manifesto  indizio  le  massime  inclinazioni  e  le  massime
          incurvazioni,  le  quali  son  sempre  della  medesima  grandezza.  Talché,

          finalmente,  per  mantener  la  Terra  stabile  nel  centro,  sarà  necessario
          attribuire  al  Sole  due  movimenti  intorno  al  proprio  centro,  sopra  due

          differenti assi, l’uno de i quali finisca la sua conversione in un anno, e
          l’altro la sua in manco di un mese: il quale assunto all’intelletto mio si

          rappresenta molto duro e quasi impossibile; e questo depende dal doversi
          attribuire all’istesso corpo solare du’ altri movimenti intorno alla Terra

          sopra  diversi  assi,  descrivendo  con  l’uno  l’eclittica  in  un  anno,  e  con
          l’altro formando spire o cerchi paralleli all’equinoziale uno per giorno;                         71

          onde quel terzo movimento, il qual si debbe assegnare al globo del Sole
          in sé stesso (non parlo di quello quasi mestruo che conduce le macchie,

          ma dico dell’altro che deve trasferir l’asse ed i poli di questo mestruo),
          non si vede ragion nessuna per la quale ei debba finire il suo periodo più
          tosto in un anno, come dependente dal moto annuo per l’eclittica, che in

          ventiquattr’ore,  come  dependente  dal  moto  diurno  sopra  i  poli
          dell’equinoziale. So che questo che dico, al presente è assai oscuro, ma

          vi si farà manifesto quando parleremo del terzo moto annuo assegnato
          dal Copernico alla Terra. Ora, quando questi quattro moti, tanto tra di

          loro  incongruenti  (li  quali  tutti  per  necessità  converrebbe  attribuire
          all’istesso corpo del Sole), si possano ridurre a un solo e semplicissimo,

          assegnato al Sole sopra un asse non mai alterabile, e che, senza innovar
          cosa  veruna  ne  i  movimenti  per  tanti  altri  rincontri  assegnati  al  globo





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