Page 526 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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monti, de  facto  conviene  sciendere.  Questi  sono  di  quei  cervelli  atti  a
          negar gli antipodi, atteso che non si può caminare col capo all’ingiù e coi

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          piedi attaccati al palco;  questi da concetti veri, ed anco perfettamente
          intesi da loro, non sanno poi dedur soluzioni facilissime a i lor dubbi:
          voglio  dire  che  benissimo  intendono  che  il  gravitare  e  lo  sciendere  è
          tendere  verso  ’l  centro  del  globo  terrestre,  e  che  ’l  salire  è  il

          discostarsene;  si  perdono  poi  nell’intendere  che  gli  antipodi  nostri  per
          sostenersi e caminare non hanno difficoltà veruna, perché fanno giusto

          come noi, cioè tengono le piante de’ piedi verso ’l centro della Terra e ’l
          capo verso ’l cielo.

          SAGR.  E  pur  sappiamo,  uomini  in  altre  dottrine  di  subblimi  ingegni
          essersi  abbagliati  in  tali  cognizioni;  dal  che  tanto  maggiormente  vien

          confermato quello che pur ora dicevo, cioè che è bene rimuover tutte le
          obbiezzioni, ancor che debolissime: e però rispondasi pur ancora a quei
          del pozzo.

          SALV. Questo secondo argomento ha bene in apparenza un non so che
          più del concludente; tutta via io tengo per fermo che quando si potesse

          interrogare quell’istesso a chi e’ sovvenne, acciò meglio si spiegasse con
          dichiarare qual sia precisamente l’effetto che dovrebbe seguire, e che gli

          par che non segua, posta la conversion diurna esser della Terra, credo,
          dico,  che  egli  si  avvilupperebbe  nell’espor  la  sua  difficoltà  con  le  sue

          conseguenze, forse non meno di quel ch’e’ farebbe nello svilupparsene
          col pensarvi.
          SIMP. S’io debbo dire ’l vero, stimo certo che così accaderebbe, imperò

          che io ancora di presente mi trovo nella medesima confusione: perché mi
          pare  che  l’argomento  stringa,  quanto  alla  prima  apprensione;  ma

          all’incontro  veggo  come  per  nebbia  che  se  il  discorso  procedesse
          rettamente,  quella  immensa  rapidità  di  corso  che  si  dovrebbe  scorger
          nella stella quando il moto fusse della Terra, si doverebbe ancora, anzi

          molto più, scorger nella medesima quando il moto fusse suo, dovendo
          esser  molte  migliaia  di  volte  più  veloce  nella  stella  che  nella  Terra.

          All’incontro poi, l’aversi a perder la vista della stella per il solo trapasso
          della bocca del pozzo, che sarà poi 2 o tre braccia di diametro, mentre il

          pozzo con la Terra ne trapassano assai più di 2000000 in un’ora, par ben
          che  abbia  da  esser  cosa  tanto  momentanea,  che  né  anco  possa  esser

          compresa; e pur dal fondo del medesimo pozzo per assai lungo spazio di
          tempo vien ella veduta. Però vengo in desiderio d’esser ridotto in chiaro





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