Page 293 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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repugnanze e contradizioni.
          SAGR.  Ora,  se  il  moto  eterno  e  la  quiete  eterna  sono  accidenti  tanto

          principali in natura, e tanto diversi che da essi non posson dependere se
          non diversissime conseguenze, e massime applicati al Sole ed alla Terra,

          corpi tanto vasti ed insigni nell’universo, ed essendo di più impossibile
          che l’una delle due proposizioni contradittorie non sia vera e l’altra falsa,
                                   *
          e  non  si  potendo   per  prove  della  falsa  produrr’altro  che  fallacie,  ed
          essendo  la  vera  persuasibile  per  ogni  genere  di  ragioni  concludenti  e

          demostrative;  come  volete  che  quello  di  voi  che  si  sarà  appreso  a
          sostener la proposizion vera non mi abbia a persuadere? Bisognerebbe

          bene  ch’io  fussi  d’ingegno  stupido,  di  giudizio  stravolto,  e  stolido  di
          mente e d’intelletto, e cieco di discorso, ch’io non avessi a discernere la

          luce dalle tenebre, le gemme da i carboni, il vero dal falso.
          SIMP.  Io  vi  dico,  e  vi  ho  detto  altre  volte,  che  il  maggior  maestro  per
          insegnare  a  conoscere  i  sofismi  e  paralogismi  ed  altre  fallacie  è  stato

          Aristotile, il quale in questa parte non si può mai esser ingannato.
          SAGR. Voi l’avete pur con Aristotile, che non
                                                                           Aristotile o
          può  parlare;  ed  io  vi  dico  che  se  Aristotile             sciorrebbe gli argomenti
          fosse  qui,  e’  rimarrebbe  da  noi  persuaso,  o
                                                                           contrarii o
          sciorrebbe  le  nostre  ragioni  e  con  altre                   muterebbe opinione.
          migliori  persuaderebbe  noi.  Ma  che?  voi

          medesimo nel sentir recitar l’esperienze dell’artiglierie, non l’avete voi
          conosciute  ed  ammirate  e  confessate  più  concludenti  di  quelle
          d’Aristotile? con tutto ciò non sento che ’l Sig. Salviati, il quale le ha

          prodotte  e  sicuramente  esaminate  e  scandagliate  puntualissimamente,
          confessi  d’esser  persuaso  da  quelle,  né  meno  da  altre  di  maggiore

          efficacia ancora, che egli accenna d’esser per farci sentire. E non so con
          che fondamento voi vogliate riprender la natura, come quella che per la
          molta  età  sia  imbarbogita  ed  abbia  dimenticato  a  produrre  ingegni

          specolativi, né sappia farne più se non di quelli che, facendosi mancipii
          d’Aristotile, abbiano a intender col suo cervello e sentir co i suoi sensi.

          Ma sentiamo il rimanente delle ragioni favorevoli alla sua opinione, per
          venir poi al lor cimento, coppellandole e ponderandole con la bilancia

          del saggiatore.     30
          SALV.  Prima  che  proceder  più  oltre,  devo  dire  al  Sig.  Sagredo  che  in

          questi nostri discorsi fo da Copernichista, e lo imito quasi sua maschera;
          ma  quello  che  internamente  abbiano  in  me  operato  le  ragioni  che  par





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