Page 219 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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notabilmente  più  luminosa.  Ora,  quando  la  vostra  opposizione  sia
          concludente,  bisognerà  che,  abbassando  noi  l’occhio  tanto  che,

          rimirando  l’altra  maggior  parte,  meno  illuminata,  in  iscorcio,  ella  ci
          apparisca non più larga dell’altra più illuminata, e che in conseguenza

          non sia veduta sotto maggior angolo che quella, bisognerà, dico, che il
          suo lume si accresca sì, che ci sembri così lucida come l’altra. Ecco che

          io la guardo, e la veggo sì obliquamente che la mi apparisce più stretta
          dell’altra;  ma  con  tutto  ciò  la  sua  oscurità  non  mi  si  rischiara  punto.

          Guardate ora se l’istesso accade a voi.
          SAGR. Ho visto, né, perché io abbassi l’occhio, veggo punto illuminarsi o
          rischiararsi davvantaggio la detta superficie; anzi mi par più tosto che

          ella si imbrunisca.
          SALV.  Siamo  dunque  sin  ora  sicuri  dell’inefficacia  dell’opposizione.

          Quanto  poi  alla  soluzione,  credo  che,  per  esser  la  superficie  di  questa
          carta  poco  meno  che  tersa,  pochi  sieno  i  raggi  che  si  reflettano  verso
          gl’incidenti,  in  comparazione  della  moltitudine  che  si  reflette  verso  le

          parti opposte, e che di quei pochi se ne perdano sempre più quanto più si
          accostano i raggi visivi a essi raggi luminosi incidenti; e perché non i

          raggi  incidenti,  ma  quelli  che  si  reflettono  all’occhio,  fanno  apparir
          l’oggetto  luminoso,  però,  nell’abbassar  l’occhio,  più  è  quello  che  si

          perde che quello che si acquista, come anco voi stesso dite apparirvi nel
          vedere il foglio più oscuro.

          SAGR. Io dell’esperienza e della ragione mi appago. Resta ora che ’l Sig.
          Simplicio  risponda  all’altro  mio  quesito,  dichiarandomi  quali  cose
          muovano i Peripatetici a voler questa rotondità ne i corpi celesti tanto

          esatta.
          SIMP.  L’essere  i  corpi  celesti  ingenerabili,  incorruttibili,  inalterabili,

          impassibili,  immortali  etc.,  fa  che  e’  sieno
                                                                                  Sfericità perfetta
          assolutamente  perfetti;  e  l’essere  assolutamente                    perché si ponga ne’

          perfetti si tira in conseguenza che in loro sia ogni
                                                                                  corpi celesti da i
          genere di perfezione, e però che la figura ancora
                                                                                  Peripatetici.
          sia  perfetta,  cioè  sferica,  e  assolutamente  e
          perfettamente sferica, e non aspera ed irregolare.
          SALV. E questa incorruttibilità da che la cavate voi?

          SIMP. Dal mancar di contrari immediatamente, e mediatamente dal moto
          semplice circolare.

          SALV. Talché, per quanto io raccolgo dal vostro discorso, nel costituir
          l’essenza de i  corpi celesti  incorruttibile, inalterabile  etc., non  v’entra,



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