Page 218 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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difficultà,  ha  veramente  soddisfatto  a  me  ancora;  ma  nel  medesimo
          tempo questa considerazione del camminare i raggi della vista con quelli

          del Sole, mi ha destato un altro scrupolo circa l’altra parte: ma non so se
          io  lo  saprò  spiegare,  perché,  essendomi  nato  di  presente,  non  l’ho  per

          ancora ordinato a modo mio; ma vedremo fra tutti di ridurlo a chiarezza.
          È non è dubbio alcuno che le parti verso la circonferenza dell’emisferio

          pulito,  ma  non  brunito,  che  sia  illuminato  dal  Sole,  ricevendo  i  raggi
          obliquamente,  ne  ricevono  assai  meno  che  le  parti  di  mezo,  le  quali

          direttamente gli ricevono; e può essere che una striscia larga, v. g., venti
          gradi, che sia verso l’estremità dell’emisferio, non riceva più raggi che
          un’altra  verso  le  parti  di  mezo,  larga  non  più  di  quattro  gradi;  onde

          quella  veramente  sarà  assai  più  oscura  di  questa,  e  tale  apparirà  a
          chiunque le rimirasse amendue in faccia o vogliam dire in maestà. Ma

          quando  l’occhio  del  riguardante  fusse  costituito  in  luogo  tale  che  la
          larghezza de i venti gradi della striscia oscura se gli rappresentasse non
          più lunga d’una di quattro gradi posta sul mezo dell’emisferio, io non ho

          per impossibile che se gli potesse mostrare egualmente chiara e luminosa
          come  l’altra,  perché  finalmente  dentro  a  due  angoli  eguali,  cioè  di

          quattro  gradi  l’uno,  vengono  all’occhio  le  reflessioni  di  due  eguali
          moltitudini  di  raggi,  di  quelli,  cioè,  che  si  reflettono  dalla  striscia  di

          mezo,  larga  gradi  quattro,  e  de  i  reflessi  dall’altra  di  venti  gradi,  ma
          veduta in iscorcio sotto la quantità di gradi quattro: ed un sito tale otterrà

          l’occhio,  quando  e’  sia  collocato  tra  ’l  detto  emisfero  e  ’l  corpo  che
          l’illumina, perché allora la vista e i raggi vanno per le medesime linee.
          Par dunque che non sia impossibile che la Luna possa esser di superficie

          assai bene eguale, e che non dimeno nel plenilunio si mostri non men
          luminosa nell’estremità che nelle parti di mezo.

          SALV.  La  dubitazione  è  ingegnosa  e  degna  d’esser  considerata:  e
          comeché ella vi è nata pur ora improvisamente, io parimente risponderò

          quello che improvisamente mi cade in mente, e forse potrebb’essere che
          col  pensarvi  più  mi  sovvenisse  miglior  risposta.  Ma  prima  che  io

          produca altro in mezo, sarà bene che noi ci assicuriamo con l’esperienza
          se la vostra opposizione risponde così in fatto, come par che concluda in
          apparenza.  E  però,  ripigliando  la  medesima  carta,  inclinandone,  col

          piegarla, una piccola parte sopra il rimanente, proviamo se esponendola
          al  lume,  sì  che  sopra  la  minor  parte  caschino  i  raggi  del  lume

          direttamente,  e  sopra  l’altra  obliquamente,  questa  che  riceve  i  raggi
          diretti si mostri più chiara: ed ecco già l’esperienza manifesta, che l’è



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