Page 217 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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SIMP. Una simil difficultà mi si andava avvolgendo per la fantasia.
SALV. Quanto è più pronto il Sig. Simplicio a penetrar le difficultà che
favoriscono le opinioni d’Aristotile, che le soluzioni! Ma io ho qualche
sospetto che a bello studio e’ voglia anco talvolta tacerle: e nel presente
particulare, avendo da per sé potuto veder l’obbiezione, che pure è assai
ingegnosa, non posso credere che e’ non abbia ancora avvertita la
risposta, ond’io voglio tentar di cavargliela (come si dice) di bocca. Però
ditemi, Sig. Simplicio: credete voi che possa essere ombra dove
feriscono i raggi del Sole?
SIMP. Credo, anzi son sicuro, che no, perché essendo egli il massimo
luminare, che scaccia con i suoi raggi le tenebre, è impossibile che dove
egli arriva resti tenebroso; e poi aviamo la definizione, che tenebrae sunt
privatio luminis. 78
SALV. Adunque il Sole, rimirando la Terra o la Luna o altro corpo opaco,
non vede mai alcuna delle sue parti ombrose, non avendo altri occhi da
vedere che i suoi raggi apportatori del lume; ed in conseguenza uno che
fusse nel Sole, non vedrebbe mai niente di adombrato, imperocché i
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raggi suoi visivi andrebbero sempre in compagnia de i solari
illuminanti.
SIMP. Questo è verissimo, senza contradizione alcuna.
SALV. Ma quando la Luna è all’opposizion del Sole, qual differenza è tra
il viaggio che fanno i raggi della vostra vista, e quello che fanno i raggi
del Sole?
SIMP. Ora ho inteso; voi volete dire che caminando i raggi della vista e
quelli del Sole per le medesime linee, noi non possiamo scoprir alcuna
delle valli ombrose della Luna. Di grazia, toglietevi giù di questa
opinione, ch’io sia simulatore o dissimulatore; e vi giuro da gentiluomo
che non avevo penetrata cotal risposta, né forse l’avrei ritrovata senza
l’aiuto vostro o senza lungo pensarvi.
SAGR. La soluzione che fra tutti due avete addotta circa quest’ultima
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