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invece dalla identità delle forme a priori dell’io con la struttura della realtà, rivelata
dall’« esperienza primitiva ». Le Lettere contribuirono notevolmente a
sprovincializzare la cultura filosofica italiana.
Leviathan o La materia, forma e potere di uno Stato, ecclesiastico e civile, opera
filosofica di Hobbes, pubblicata in inglese nel 1651 e in latino nel 1668. Il trattato è
diviso in quattro parti, dedicate rispettivamente all’uomo, allo Stato, allo Stato
cristiano e al regno delle tenebre. Hobbes comincia con l’affermare che esistono
solo corpi materiali, che l’uomo è un corpo naturale dotato della capacità di
produrre corpi artificiali, che tutte le conoscenze derivano dalle sensazioni e che
tutte le azioni sono dirette a conseguire il piacere e a evitare il dolore. Fra i corpi
artificiali creati dall’uomo va annoverato lo Stato. Nello stato di natura,
caratterizzato dalla incontrollata manifestazione degli istinti vitali dei singoli, vige la
guerra di tutti contro tutti (bellum omnium contra ommes) e ogni uomo è lupo per
l’altro uomo (homo homini lupus). Ma poiché l’uomo è portato dalla ragione a
temere come male supremo la propria distruzione, la stipulazione di un patto sociale
è un atto necessario: nasce così lo Stato, che assomma in sé tutti i poteri. Il sovrano,
sia esso un monarca o una magistratura collettiva, dispone del corpo e dell’anima dei
sudditi. La sottomissione di questi non può essere che totale e la disobbedienza è
giustificata solo nel caso in cui lo Stato venga meno alla sua funzione di garante della
pace interna e dell’integrità dei singoli. Per l’enormità dei poteri che gli competono,
Hobbes designa lo Stato, nel titolo e qua e là nel corso dell’opera, col nome del
mostro biblico Leviathan. Il trattato, che nacque in un’epoca di crisi profonda delle
istituzioni politiche inglesi, è considerato come la più robusta e coerente
teorizzazione dell’assolutismo.
Libri quattuor sententiarum (Quattro libri di sentenze), opera di Pietro Lombardo,
scritta fra il 1150 e il 1152. È una delle più antiche e celebri enciclopedie filoso
fico-teologiche medievali e fu redatta con l’intento di presentare in forma obiettiva
le posizioni assunte dai padri della Chiesa sui grandi temi dottrinari: Dio (1. i); la
Grazia e il peccato originale e attuale (1. II); l’incarnazione, la redenzione, la virtù e
i comandamenti (1. III); i sacramenti (1. IV). Per lo spirito conciliativo che la anima,
per l’assenza di ogni pericoloso radicalismo dialettico e per la fedeltà alla linea
dell’ortodossia, l’opera ebbe una fortuna eccezionale e restò per molto tempo, anche
in conseguenza dell’approvazione data dal 4° Concilio lateranense alle tesi in essa
sostenute, il testo d’obbligo delle scuole teologiche medievali.
Lieh-tzû (Il libro del maestro Lieh), raccolta molto composita di leggende e di
scritti filosofici illustranti la dottrina taoista, attribuita dalla tradizione a un
personaggio di nome Lieh, che sarebbe vissuto nel IV sec. a.C.
Lineamenti della filosofia del diritto (Grundlinien der Philosophie des Rechts),
opera di Hegel, pubblicata nel 1821. Pur ammettendo che nel diritto si realizza
l’esistenza storica della libertà, Hegel contesta che l’idea del diritto comprenda solo
il sistema delle norme giuridiche. Queste ultime, prese a sé, costituiscono il diritto
astratto, la cui antitesi dialettica è la moralità: nella forma del primo la libertà si