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1911. Attraverso un’attenta ricostruzione del pensiero del filosofo napoletano, il
Croce ne illustra quegli aspetti che nei primi decenni del XVIII sec. non erano stati
sufficientemente intesi e apprezzati da una cultura filosofica per lo più ancora legata
all’intellettualismo cartesiano. Nella visione vichiana dello sviluppo, inteso come
capacità dello spirito di svolgersi mantenendo sempre il già acquisito, il Croce vede
in particolare il precedente immediato di alcune fondamentali conquiste della
filosofia kantiana e idealistica, quali il criterio della sintesi a priori o l’affermazione
hegeliana dell’identità tra reale e razionale.
Filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea (LA), opera di
Bertrando Spaventa così intitolata dal Gentile nella sua edizione del 1926, ma
pubblicata dall’autore nel 1862 col titolo Prolusione e introduzione delle lezioni di
filosofia. Secondo lo Spaventa nella filosofia si rivela nel modo più completo e
autentico il « genio nazionale » dei singoli popoli. Applicando anche al pensiero
italiano questo canone romantico l’autore individua come caratteri tipici del nostro
genio l’universalità e l’equilibrio armonico, che hanno consentito alla filosofia
italiana di anticipare, in forme inevitabilmente incerte e involute, tutte le conquiste
fondamentali del pensiero europeo. Campanella, Bruno, Vico precorrono
rispettivamente Cartesio, Spinoza, Kant, mentre le posizioni del criticismo e
dell’idealismo classico tedesco sono state raggiunte per altre vie e con diversi
presupposti da Galluppi, Rosmini e Gioberti. L’opera, col suo invito finale alla
filosofia italiana a riallacciarsi alle sue tradizioni e a inserirsi attivamente nel
circolo del pensiero europeo, rispondeva, dopo l’unità nazionale appena conseguita,
a una esigenza evidente di politica culturale, nel senso più alto dell’espressione.
Filosofia di Marx (LA), opera di Giovanni Gentile, pubblicata nel 1899 e risultante
dall’unione in un volume dei due saggi Una critica del materialismo storico e La
filosofia della praxis. Anche al giovane Gentile si impose l’esigenza di sistemare
un’esperienza culturale inquietante, come aveva già fatto con l’aiuto del Labriola il
più maturo Croce. Il tema critico fondamentale del primo saggio è la denuncia del
carattere dogmatico del materialismo storico: Marx ha assolutizzato ciò che è
empirico e relativo, ripetendo lo stesso errore di metodo delle metafisiche
prekantiane. Nel secondo saggio il Gentile manifesta una evidente congenialità col
concetto marxiano della « praxis », ma sottolinea l’incongruenza implicita nel
disconoscimento del carattere spirituale dell’azione umana.
Filosofia della miseria (LA) (Philosophie de la misère], opera di Proudhon,
pubblicata nel 1846, nella quale l’autore espone le proprie concezioni economico-
sociali. L’uguaglianza fra gli uomini è realizzabile a condizione che si operino
alcune riforme fondamentali: l’abolizione della proprietà e la sua sostituzione col «
possesso » (che è solo dei produttori), l’introduzione dello scambio in natura
secondo un sistema mutualistico e del credito gratuito ai lavoratori, garantito dai
prodotti futuri. La fragilità della costruzione del Proudhon e la scarsa consistenza
delle sue teorie economiche furono dimostrate da Marx in La miseria della
filosofia* (1847).