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Filosofia della pratica, economia e etica, opera di Benedetto Croce, pubblicata nel
          1909, che conchiude, dopo l’Estetica* e la Logica*, la trattazione sistematica della
          Filosofia dello spirito. Nella prima parte, dedicata all’analisi dell’attività pratica in
          generale, viene ribadita la distinzione fra pensiero e volontà, e al tempo stesso viene
          dimostrata  l’inconsistenza  della  nozione  di sentimento.  La  conoscenza  storica,  o
          percezione, come qui è talvolta chiamata, è la condizione dell’azione, ma non certo

          nel  senso  di  un  rapporto  deterministico:  la  volizione  è  sempre  un  fatto  nuovo,
          un’iniziativa,  che,  pur  movendo  dal  reale  dato  e  conosciuto,  continuamente  lo
          travalica  producendo  nuova  realtà.  La  volontà  è  «  volontà  dell’incognito  »,  e,  a
          veder bene, quello che si vuole non sono le cose, ma il mutamento delle cose, cioè la
          volizione  stessa.  Conquista  dottrinaria  di  capitale  importanza  è  considerata  dal
          Croce  la  dimostrazione  dell’identità  di intenzione  e  di volizione;  altresì
          fondamentale è la successiva dimostrazione dell’origine pratica dell’errore teoretico

          (« si erra non per altro se non perché si vuole errare »). La volizione, come non è
          separabile  dall’intenzione,  così  fa  tutt’uno  con  l’azione,  e  quello  che  sfugge  al
          controllo  e  alla  responsabilità  di  chi  opera  è  solo  l’accadimento:  «  la  volontà  è
          dell’uomo,  l’accadimento  è  di  Dio  ».  Il  giudizio  pratico  verte  sempre  sulle
          volizioniazioni e mai sugli accadimenti e non può non essere fondato su una filosofia
          della pratica. L’ultimo nodo teoretico affrontato in questa parte generale è il concetto

          della  libertà.  L’atto  volitivo  è  necessitato  e  libero  insieme;  gli  opposti  errori  del
          determinismo e dell’arbitrarismo nascono dal mancato intendimento di questa unità.
          Ogni  atto  volitivo  è  certo  condizionato  dalla  situazione  storico-fattuale  da  cui
          emerge,  ma  il  dilemma  necessitàlibertà  è,  a  guardar  bene,  un  falso  dilemma.  La
          volontà  è  sempre  necessitata  e  sempre  libera.  La  seconda  parte  esamina  la
          distinzione  e  il  nesso  delle  due  forme  dello  spirito  pratico, l’economia  (che  non
          deve  essere  confusa  con  la scienza  economica,  atta  soltanto  a  fornire  schemi  di

          comodo a chi si dispone a operare nella realtà) e l’etica, e confuta l’astrattezza e
          l’unilateralità sia delle filosofie utilitaristiche, che negano l’autonomia della morale,
          sia del moralismo, che ignora il momento economico dello spirito.  La terza parte
          dell’opera, infine, è dedicata all’esame delle leggi giuridiche. La legge è « un atto
          volitivo che ha per contenuto una serie o classe di azioni ». La legge così concepita
          nasce da un’insopprimibile esigenza dell’individuo e non richiede necessariamente a

          suo  fondamento  la  dimensione  della  società.  Il diritto  naturale  è  un  concetto
          contraddittorio,  e  l’affermazione  fatta  di  volta  in  volta,  nei  vari  momenti  storici,
          dell’eternità  di  questa  o  di  quella  legge  è  retorica  e  strumentale,  come le
          dichiarazioni di amore eterno ripetute tanto spesso dagli innamorati. Le leggi sono
          solo astrazioni necessarie, che aiutano alla volizione reale, allo stesso modo in cui,
          nell’ordine  teoretico,  gli  pseudoconcetti  e  gli  schemi  sorreggono  la  memoria  e
          agevolano il pensiero a orientarsi.

          Fisica (Physikē akróasis), opera di Aristotele, da lui stesso divisa in due parti: i
          primi quattro o cinque libri erano denominati Trattato dei principi, i rimanenti tre o
          quattro Trattato del movimento. La natura è principio di movimento e il movimento
          è l’atto imperfetto del mobile in quanto tale. Il movimento è uno dei quattro modi del
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