Page 923 - Dizionario di Filosofia
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che può essere colta solo mediante un metodo di accostamento dinamico.
L’astrazione concettuale immobilizza e deforma la fluida realtà, che solo l’intuizione
e l’esperienza immediata possono cogliere nel suo movimento. L’antintellettualismo
di questa impostazione risente dell’influenza bergsoniana, mentre la critica di talune
posizioni metafisiche chiuse, come il materialismo e il meccanicismo, e l’analisi
delle diverse forme dell’essere, sono alimentate dalla profonda preparazione
matematico-scientifica di Whitehead.
Fedone o Dell’anima, dialogo di Platone. Composto intorno al 380 a.C. Fedone, che
è stato presente, riferisce a Echecrate le discussioni fra Socrate e gli amici che gli
fanno visita in cella, nei giorni che precedono la ritardata esecuzione della condanna
a morte. Il filosofo, dopo aver perseguito tutta la vita la verità, sa che solo l’anima
purificata dal corpo e dai sensi ingannevoli può finalmente raggiungerla. Di qui la
gioia con cui egli si avvicina alla morte e la certezza che l’anima, dopo questa,
continuerà a sopravvivere. Una tale fede diventa certezza con il sostegno di
dimostrazioni razionali: per il principio dei contrari, se dalla vita viene la morte,
dalla morte deve venire la vita; se la conoscenza umana è reminiscenza di verità già
conosciute, è necessario che l’anima preesista al suo calarsi nei corpi; anche l’anima
appartiene, per la sua natura immateriale, al mondo invisibile ed eterno delle idee.
Dopo le obiezioni di due scolari dubbiosi e insoddisfatti, Simmia e Cebete, e
l’atmosfera di disagio che segue, parendo agli altri presenti che non convenga
adoperarsi per togliere così confortanti certezze a un morituro, Socrate esorta i
discepoli a non stancarsi mai di indagare, per difficile e irta che appaia, la via della
ricerca e riprende ad argomentare. La prova conclusiva è più o meno questa: i
contrari si escludono, il caldo non può mai essere freddo, e viceversa; ma l’anima è
la vita stessa, e dunque non può mai ricevere la morte. Segue la descrizione lunga e
minuziosa della condizione delle anime dopo la morte, secondo la tipica struttura del
dialogo, in cui sono alternati narrazione, discussione filosofica e mito. Sta per
cadere il sole e il messo dei magistrati addetti al carcere viene ad annunciare che è
giunta l’ora di bere la cicuta. Socrate compie questo gesto con sereno distacco.
Fedro o Della bellezza (Phâidros è perì kalû), dialogo di Platone composto
probabilmente intorno al 380 a.C. Il giovane Fedro, reduce dall’aver ascoltato un
discorso di Lisia sull’amore, incontra Socrate e gli riassume, ancora eccitato
dall’emozione, gli argomenti dell’orazione, che a lui è parsa insuperabile. Socrate
fìnge di condividere l’entusiasmo del giovane compagno di passeggiata, pur
rilevando che, quando parlano i sofisti, è alla forma che bisogna badare, più che alla
sostanza delle argomentazioni. In realtà, prosegue Socrate, costruendo a sua volta un
suo discorso sull’amore, non è accettabile il paradosso di Lisia, secondo il quale è
ragionevole cedere alle lusinghe di uno che non ci ami, piuttosto che a quelle di un
innamorato, che è sempre pericolosamente esorbitante ed egoista. L’amore è un
desiderio e, se mai, la distinzione può esser fatta fra il desiderio che tende verso il
meglio e quello che mira unicamente al piacere. Il punto dottrinale più importante del
dialogo è la valutazione positiva della mania, o delirio, o momento irrazionale della
vita spirituale: il profeta, il sacerdote, il poeta e l’amante sono tutti mossi da un