Page 918 - Dizionario di Filosofia
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luce che essenziale alla simpatia è la « trascendenza » dell’altro e che i rapporti

          caratterizzati  dalla  tendenziale  identificazione  emotiva  di  due  o  più  individui  non
          rientrano  nella  simpatia,  ma  piuttosto  nel  «  contagio  emotivo  ».  L’idealismo  erra
          nell’asserire  che  l’io  non  possa  mai  uscire  da  sé:  al  contrario,  ogni  persona  si
          costituisce  nel  riconoscimento  dei  sentimenti  e  dei  pensieri  di  altre  persone,  e  la
          certezza  dell’esistenza  del  proprio  io  è  strettamente  dipendente  dalla  certezza
          dell’esistenza di altri io. La simpatia può avere le forme della « pietà » e della «

          gioia » ed è diversa dall’amore, il quale, oltre che essere un atto spontaneo e non una
          semplice reazione (come la simpatia), esige ancora più intensamente la diversità e la
          trascendenza dell’altro.
          Essere e avere (Être et avoir), opera di Gabriel Marcel (1933). In essa l’autore,
          che  come  cattolico  non  può  isolare  la  tematica  esistenziale  dal  rapporto

          dell’esistente con Dio, espone le sue principali tesi filosofiche. Se la realtà viene
          considerata come oggetto, essa diventa cosa e si colloca nella categoria dell’avere.
          In questa prospettiva, che è tipica della scienza, della tecnica e del distratto vivere
          quotidiano, i problemi sono posti e risolti e le cose vengono piegate al nostro uso. Si
          ha peraltro anche un rovesciamento di rapporti: il mondo dominato rende l’uomo suo
          servo,  lo  impoverisce  e  lo  degrada.  La  realtà  come essere  si  rivela  invece  nel

          mistero, che appunto perché tale non può mai essere tradotto in problema: il mistero
          può  essere  solo  partecipato  e  vissuto.  Mistero  è  la  nostra  esistenza  come
          incarnazione  dell’anima  in  un  corpo;  mistero  è  Dio,  il Tu  ultimo  a  cui  i  nostri
          rapporti  con  gli  altri  rimandano  inevitabilmente.  La  filosofia  autentica  è
          riconoscimento del mistero e coincide in ultima istanza con la religione: il filosofo
          più vicino alla verità è il santo.

          Essere  e  il  nulla  (L’)  [L’être  et  le  néant],  opera  di  J.-P.  Sartre  (1943).  Questo
          Saggio di ontologia fenomenologica è l’opera filosofica di  Sartre scritta con più
          evidenti  preoccupazioni  di  rigore  speculativo.  Il  metodo  dell’indagine  è  quello
          fenomenologico  e  il  tema  è  l’analisi  dell’esistenza.  Questa  parola  indica  nella
          filosofia esistenzialistica  la  struttura  tipica  dell’uomo,  di  quell’essere  cioè  che

          emerge (esiste) in quanto coscienza (il cogito) dalla opaca piattezza dell’essere. I
          problemi  dell’esistenza  sono  inquadrati  da  Sartre  nelle  categorie  di  un’ontologia
          molto formale, almeno negli usi terminologici. la quale muove dalla nozione dell’in
          sé, o essere assoluto. L’essere per sé è la coscienza, cioè l’essere che si fa presente
          a se stesso. La tesi fondamentale di Sartre, molto vicina a quella di Heidegger, è che
          la  coscienza  è  un  «  nulla  d’essere  »,  un  «  potere  nullificante  »,  nel  senso  che  la
          scissione che essa implica col suo oggetto nasce dal nulla e si conclude nel nulla. Il

          per  sé  si  sforza  di  staccarsi  e  di  distinguersi  dall’in  sé  anonimo,  ma  l’analisi
          minuziosa di Sartre dimostra che questo emergere è un emergere del nulla. Le cose,
          l’in sé, sono quello che sono e non difettano di nulla: entrando nel cerchio del per sé
          esse diventano oggetti a cui manca qualcosa, che sono costituiti come tali proprio da
          quello  che non  sono.  Esaminando  in  successivi  capitoli  le Strutture del per sé, e
          cioè  la Temporalità,  la Trascendenza, l’Esistenza degli altri (con il famoso tema

          dello sguardo che pietrifica, vale a dire della nullificazione reciproca del per sé e
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