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Ennèadi (LE) [Erméades], nome sotto il quale Porfirio pubblicò l’insieme delle
opere del suo maestro Plotino. La parola Enneadi (dal gr. ennéa, nove) deriva dal
fatto che Porfirio riunì in sei gruppi di nove ciascuno i cinquantaquattro libri scritti
da Plotino. Le sei Enneadi possono a loro volta, secondo alcuni interpreti, essere
raggruppate per il loro contenuto in tre corpi distinti: il primo, composto delle prime
tre Enneadi; il secondo, della quarta e della quinta; il terzo, della sesta. Così Porfirio
avrebbe pagato il suo tributo alla tradizione pitagorica, passata in parte nel
neoplatonismo, della rilevanza simbolico-metafisica di alcuni numeri: in questo
caso, l’unità, la diade, la triade e l’enneade. L’opera contiene l’esposizione
sistematica della concezione plotiniana del mondo. Dall‘Uno, trascendente e
indefinibile, del quale si può solo dire quello che non è, procede l’Intelligenza; da
questa l’Anima Universale; infine, al grado più basso, c’è la Materia, che non
procede dall’Uno ed è il principio e la sostanza stessa del male. L’anima ritorna
all’Uno, nel processo della « risalita », attraverso la musica, l’amore, la filosofia e
l’estasi, che è lo stadio finale di identificazione mistica con l’Uno. Grandissima è
stata l’influenza delle Enneadi in tutta la storia del pensiero occidentale.
Esperienza morale (L’) [L’expérience morale], opera di F. Rauh (1903), nella
quale l’autore cerca di determinare l’essenza e la tecnica della morale. Movendo
dallo studio dei grandi principi morali e dei valori tradizionali, Rauh trova che nel
campo della morale, come in quello delle scienze, principi e valori devono subire la
verifica dell’esperienza concreta e individuale, dopo la quale soltanto possono
assumere forza di legge. L’ideale morale è una realtà vivente, e perciò soggetta a
modificazioni in funzione dei nostri problemi sempre nuovi: tale revisione deve
essere tuttavia operata in uno spirito di obiettività e razionalità.
Essenza del cristianesimo (L’) [Das Wesen des Christentums], opera di Ludwig
Feuerbach, pubblicata nel 1841, con la quale la « sinistra » hegeliana svolse in senso
antropologico le premesse teoriche di Hegel. Mentre quest’ultimo, infatti, aveva
tentato di giustificare i dogmi religiosi come verità filosofiche, Feuerbach mira a
dimostrare che ogni religione, e quindi anche il cristianesimo, altro non è che
l’aspirazione dell’uomo a oggettivare se stesso nel concetto di Dio, i cui infiniti
attributi rispecchiano l’infinità delle aspirazioni umane. In questo senso, la realtà
dell’esperienza religiosa ha le sue più profonde radici nella natura umana, che nella
costruzione del divino si rivela tutta a se stessa. Ma la stessa esperienza religiosa è
vista da Feuerbach anche come alienante, perché l’uomo si sente subordinato a Dio,
considerato come l’Essere di ogni perfezione, e tende in definitiva a ritenere se
stesso come assoluta negatività e impotenza; da questo atteggiamento derivano tutte
quelle conseguenze negative che limitano l’azione dell’uomo. Il compito della
filosofia è di rendere la sua pienezza alla condizione umana, la quale è il solo centro
di tutto lo sviluppo della realtà.
Essenza e forme della simpatia (Wesen und Formen der Sympathie), opera di Max
Scheler, pubblicata nel 1923. La simpatia vi è considerata come la forma
fondamentale dei rapporti interpersonali: l’analisi fenomenologica di essa mette in