Page 885 - Dizionario di Filosofia
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non è riducibile a un fatto utilitario, morale e intellettuale, bensì è « elaborazione

          espressiva  delle  impressioni  »  indipendentemente  dai  mezzi  usati  dall’artista  per
          esprimersi, come la parola, i pennelli, un blocco di marmo, ecc. Secondo il filosofo
          l’arte non è né sentimento erompente, come voleva il Romanticismo, né puro rigore
          formale, come voleva il classicismo, ma « intuizione che si fa espressione », ossia,
          contenuto  sentimentale  che  trova  una  sua  individuale  e  insostituibile  forma.
          L’intuizione  estetica  è  pertanto  atto  originario  a  priori,  avente  una  sua  intrinseca

          necessità. Secondo il punto di vista crociano l’arte in tutte le sue manifestazioni è
          linguaggio; di conseguenza, estetica e linguistica finiscono con il coincidere, quando
          quest’ultima  sia  intesa  nella  sua  essenza  filosofica.  In  base  a  questo  presupposto
          anche  tutte  le  classificazioni  dell’arte  in  generi  letterari  come  lirica,  epica,  ecc.,
          sono arbitrarie ed estrinseche in quanto nulla dicono del fatto artistico e possono
          avere al massimo valore didascalico.

          Cabala  del  cavallo  pegaseo  con  l’aggiunta  dell’asino  cillenico  (LA),  opera  di

          Giordano  Bruno pubblicata nel 1585, costituita da una epistola dedicatoria, da un
          sonetto  e  da  tre  dialoghi.  Per  mezzo  della  favola  di  Pegaso  e  dell’asino,  Bruno
          dimostra  ironicamente  che  l’ignoranza  è  madre  della  felicità  e  di  ogni  possibile
          beatitudine, e satireggia l’esaltazione che della semplicità ingenua facevano taluni
          religiosi  i  quali  mal  distinguevano  la  semplicità  di  cuore  dalla  semplicità
          dell’intelletto. Nel senso voluto da questa volgare convinzione religiosa, sostiene il
          Bruno, l’uomo pio e retto dovrebbe quindi possedere tutte le virtù dell’asino come

          l’impassibilità  e  l’incapacità  a  fare  qualsiasi  cosa.  In  questa  energica  polemica,
          l’autore coinvolge anche gli aristotelici, che invece di cercare e di capire si limitano
          a credere cose dette da altri.
          Candido  ovvero  L’ottimismo  (Candide  ou  L’optimisme),  racconto  filosofico  di

          Voltaire (1759).  È una risposta alla lettera del  Rousseau sulla provvidenza e una
          critica di Leibniz e del suo discepolo Wolff, secondo i quali « tutto va per il meglio
          nel  migliore  dei  mondi  possibili  ».  Pangloss,  precettore  tedesco  del  giovane
          Candido, è costantemente ottimista malgrado le disgrazie (malattie, guerre, massacri,
          orrori  dell’Inquisizione,  piraterie)  che  colpiscono  lui,  il  suo  allievo,  il  sapiente
          Martino e Cunegonda, fidanzata di Candido. Nel corso dei loro viaggi, essi vengono
          sballottati da una parte all’altra del mondo e trovano riposo solo quando, fermatisi

          nei pressi di Costantinopoli, si mettono a coltivare tranquillamente il loro giardino.
          Il racconto, rapido e sarcastico, mescola abilmente la realtà (guerra dei Sette anni,
          terremoto  di  Lisbona)  e  la  finzione  (viaggio  all’Eldorado,  cena  a  Venezia  dei  re
          detronizzati, visita al signor Pococurante). Voltaire insegna all’uomo che non deve
          affannarsi a comprendere ciò che lo trascende ma accettare la propria condizione e
          dedicarsi al lavoro.

          Capitale (IL) [Das Kapital], l’opera più famosa di Karl Marx. Comprende tre parti,
          di cui solo la prima (Il processo di produzione del capitale) apparve quando ancora
          l’autore era vivo (1867). Le altre due (Il processo della circolazione del capitale e
          Il processo d’insieme della produzione capitalistica), preparate per la stampa dopo
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