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Memorabili di Socrate di Senofonte e da questo incontro casuale sarebbe nato il suo
interesse per la filosofia. Diogene Laerzio cita peraltro fonti che sostengono che
Zenone ancor prima di venire in Atene aveva fatto ampie letture filosofiche,
utilizzando i libri che il padre gli portava in dono dai suoi viaggi d’affari.
Stabilitosi comunque ad Atene intorno al 312, secondo varie tradizioni ebbe rapporti
di discepolato con il cinico Cratete, con i megarici Stilpone e Diodoro Crono, con
gli accademici Senocrate e Polemone. Mentre questi ultimi dati biografici sono stati
probabilmente costruiti a posteriori, sulla base delle varie componenti dottrinarie
confluite nel pensiero di Zenone, è certo che egli fondò intorno al 300, nel portico
dipinto da Polignoto (Stoà Pecile) la scuola che fu subito detta stoica (v. STOICISMO).
La tradizione vuole anche che egli si sia tolto la vita in tarda età, in obbedienza al
principio che il saggio deve saper prendere volontariamente congedo dalla vita,
quando la debolezza senile lo privi dei beni supremi della coerenza e
dell’autodominio. Sulla base di una gnoseologia sensistica e soggettivistica e di una
fisica di ispirazione eraclitea, Zenone costruì un’etica che include elementi cinici (la
rinuncia, il vivere secondo natura) e motivi tipici dell’atmosfera culturale ellenistica
(la libertà come dominio delle passioni, il cosmopolitismo, il culto dell’amicizia,
ecc.). Delle molte opere attribuite a Zenone sono rimasti solo scarsi frammenti e
numerosi titoli. Fra questi: Lo stato, Delle passioni, Del dovere, Della vita secondo
natura, La logica, Dell’educazione greca, Della natura, Dell’essere, Contro la
Teogonia di Esiodo, ecc.
Bibliogr.: Per i testi, confronta la bibliografia della voce stoicismo; M. Pohlenz,
Zenon und Chrysipp, Gottinga 1938; G. Mancini, L’etica stoica da Zenone a
Crisippo, Padova 1940; A. Jagu, Zénon de Citium, Parigi 1946; F. Adorno, I
fondamenti della logica in Zenone stoico, in Studi sul pensiero greco, Firenze
1966.
ZENONE di Elea, filosofo greco, nato intorno al 490 a.C. e morto secondo Diogene
Laerzio sotto la tortura inflittagli da Nearco, tiranno della sua patria, al quale egli si
era coraggiosamente opposto. Le testimonianze più antiche lo dicono discepolo
diretto di Parmenide, ma molti studiosi considerano questo dato come poco
attendibile. Resta comunque vero che gli argomenti di Zenone, tutti volti a dimostrare
l’impossibilità del movimento e della molteplicità, sembrano costruiti a sostegno
della dottrina parmenidea dell’Essere uno e immutabile. Celebri sono i quattro
argomenti contro il moto: quello di Achille* e la tartaruga, quello della dicotomia*,
quello della freccia* e quello dello stadio*. I numerosi argomenti contro la
molteplicità dimostrano che, assumendo la realtà dei molti come premessa, si giunge
a conseguenze contraddittorie (le cose diventano al tempo stesso finite e infinite,
ecc.). Chiamato da Aristotele « padre della dialettica », qui intesa evidentemente
come tecnica della confutazione, Zenone, secondo gli interpreti moderni, con la sua
polemica avrebbe principalmente teso a mettere in crisi la pretesa dei pitagorici di
ridurre la realtà a numero. Lo studio del meccanismo formale degli argomenti o
paradossi di Zenone è stato molto fecondo per gli studiosi di logica fino ai nostri
giorni. Dal lessico Suda ci sono tramandati quattro titoli di opere: Della natura,