Page 873 - Dizionario di Filosofia
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seguente  fu  chiamato  a  Cambridge  a  succedere  al  suo  maestro  Moore.  Durante  la

          seconda guerra mondiale partecipò alla difesa della sua nuova patria militando nella
          sanità  militare.  Nel  1947  abbandonò  l’insegnamento  per  ritirarsi  a  meditare  in
          Irlanda.
          I l Tractatus  logico-philosophicus*  (1922)  di  Wittgenstein  costituisce  una  tappa
          fondamentale nella storia del neopositivismo* logico e in particolare del circolo di
          Vienna*. In questa prima opera il pensatore austriaco si impegna, sotto l’influenza di

          Russell, nella costruzione della teoria del linguaggio significante, che è tale in quanto
          rispecchia  simmetricamente  la  struttura  della  realtà,  e  nella  dimostrazione  del
          carattere tautologico delle proposizioni della matematica e della logica. In seguito,
          nelle Ricerche  filosofiche,  uscite  postume  (1953)  ma  iniziate  intorno  al  1936,
          Wittgenstein rivede sotto l’influenza del Moore il radicalismo della sua precedente
          impostazione.  Il  problema  non  è  più  quello  di  costruire  il  linguaggio  ideale:  la
          filosofia,  mediante  l’analisi  delle  regole  implicite  nei  vari  «  giochi  linguistici  »

          praticati  in  concreto  dagli  uomini,  ci  guarisce  dalle  «  malattie  linguistiche  »  e  ci
          libera  dall’assillo  dei  falsi  problemi.  Tutte  le  opere  di  Wittgenstein,  meno  il
          Tractatus,  uscirono  postume.  Importanti,  oltre  a  quelle  ricordate,  sono  le
          Osservazioni sui fondamenti della matematica (1956) e le Lezioni e conversazioni
          sull’estetica, la psicologia e la fede religiosa (1966).

          Bibliogr.:  Traduzione  italiana  del Tractatus  logico-philosophicus,  a  cura  di  C.
          Colombo, Milano 1954; su W.: E. Stenius, Wittgenstein’s Tractatus , Oxford 1960;
          M.  Black, A  companion  to  Wittgenstein’s  Tractatus ,  Cambridge 1964  (trad.  it.:
          Roma 1967);  J.  Griffith, Wittgenstein’s logical atomism, Oxford 1964; G. Pitcher,
          The philosophy of Wittgenstein, Englewood Cliffs 1964; A. Gargani, Linguaggio ed
          esperienza in L. Wittgenstein, Firenze 1968; Aa. Vv., L. Wittgenstein. Philosophy

          and language, Londra 1972; A. Gargani, Introduzione a Wittgenstein, Bari 1973.
          WOLFF O WOLF  (Christian VON), filosofo tedesco (Breslavia 1679 - Halle 1754).
          Studiò teologia, matematica e filosofia, addottorandosi a Lipsia con la dissertazione
          De philosophia practica universali methodo mathematica conscripta (1703), che

          gli  valse  l’interessamento  e  i  consigli  di  Leibniz.  Professore  a  Halle  dal  1706,
          esercitò con i suoi manuali, scritti in lingua tedesca (Wolff fu tra i primi in Germania
          a usare la lingua madre per scritti scientifici), una profonda influenza sulla cultura
          accademica  e  sulla  formazione  della  lingua  filosofica  in  Germania.  Allontanato
          dall’insegnamento da Federico Guglielmo I (1723), sotto l’accusa di professare un
          razionalismo nocivo alla religione, si trasferì a Marburgo, ritornando alla cattedra di
          Halle (1740) con l’ascesa al trono di Federico II. Wolff fu il pensatore più operoso e

          più significativo di tutto l’Illuminismo tedesco. Kant lo chiamò « il maggiore di tutti i
          filosofi dogmatici » e apprezzò il rigore del suo metodo, che procede sull’esempio
          della  matematica  determinando  con  rigore  le  premesse  e  dimostrando  tutte  le
          proposizioni derivate. La sua gnoseologia e la metafisica risentono manifestamente
          del pensiero di Leibniz. La vasta produzione di Wolff comprende, oltre ai manuali in
          tedesco  del  primo  periodo  di  Halle,  le  opere  sistematiche  in  latino  del  periodo

          marburghese, fra cui ricordiamo: Philosophia prima (1729), Cosmologia generalis
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