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          ZABARELLA  (Iacopo),  filosofo  italiano  (Padova  1533-1589).  Discendente  da  una
          delle  più  illustri  famiglie  di  Padova,  studiò  logica  e  filosofia  naturale  presso
          l’università  della  sua  città  natale,  addottorandosi  nel  1553.  Nel  1563  succedette
          nella cattedra di logica al suo maestro  B.  Tomitano, nel 1568 ebbe la cattedra di

          filosofia naturale, che tenne fino alla morte. Nell’interpretazione di Aristotele aderì
          alle  tesi  di  Alessandro  di  Afrodisia,  negando  la  sostanzialità  separata  e  quindi
          l’immortalità dell’anima individuale e identificando l’intelletto attivo con Dio. Assai
          importanti  sono  i  suoi  studi  di  logica  che  con  ogni  probabilità  hanno  avuto  un
          influsso importante sulla formazione della dottrina metodologica di Galileo. Il suo
          scritto più significativo è l’Opera logica (1578).

          Bibliogr.: B. Lablanca, Sopra Giacomo Zabarella, studio storico, Napoli 1878; F.
          Franceschini, Osservazioni sulla logica di Giacomo Zabarella, Padova 1937; J. H.
          Randall, The development of scientific method in the school of Padua, « Journal of
          the history of ideas », 1940.

          ZELLER  (Eduard),  filosofo  tedesco  (Kleinbottwar,  Württemberg  1814  -  Stoccarda
          1908).  Insegnò  teologia  a  Tubinga  (1840),  a  Berna  (1847),  a  Marburgo  (1849)  e
          successivamente  filosofia  a  Heidelberg  (1862)  e  a  Berlino  (1872).  Dapprima
          seguace  di  Hegel,  fu  poi  tra  coloro  che  promossero  e  operarono  il  cosiddetto  «
          ritorno  a  Kant  ». È  noto  soprattutto  come  storico  della  filosofia  antica  per  la  sua
          monumentale Filosofia dei Greci presentata nel suo sviluppo storico (3 voll., 1844-
          1852; 5 voll., 1859-1868).

          Bibliogr.: L’opera storiografica sulla filosofia greca: La filosofia dei Greci nel suo
          sviluppo storico, a cura e integrata da R. Mondolfo è in corso di pubblicazione, con
          ulteriori  aggiornamenti  dovuti  a  vari  studiosi,  presso  la  casa  editrice  La  Nuova

          Italia, di Firenze, che ne ha pubblicato i primi volumi a partire dal 1932. Tra le altre
          opere dello Z.: Ueber Bedeutung und Aufgabe der Erkenntnisstheorie, Heidelberg
          1862; Kleine Schriften, 3 voll., Berlino 1910-1911.
          ZEN  (parola  giapponese,  dal  cinese ch’an,  a  sua  volta  dal  sanscrito dhyāna,
          meditazione).  Setta  buddhista  introdotta  in  Cina  dal  monaco  Bodhidharma,  giunto
          dall’India tra il 520 e il 525, il cui messaggio fu poi portato in Giappone nel XII sec.

          dal  monaco  Eisai.  Secondo  la  dottrina zen  la  verità  si  trasmette  al  di  fuori  delle
          scritture; l’oggetto esclusivo di ogni ricerca meditativa è l’anima, e l’uomo giunge
          allo  stato  di  illuminazione  attraverso  la  meditazione.  Questa  è  particolarmente
          favorita  dal  senso  del  bello,  e  a  ciò  si  deve  in  gran  parte  il  fiorire  delle  arti  in
          Giappone; lo zen ha avuto grande influsso su molti aspetti della vita quotidiana, quali
          la sobria raffinatezza della casa giapponese, l’arte del disporre i fiori (ikebana), la

          cerimonia  del  tè,  ecc.  La  setta,  che  conta  milioni  di  aderenti,  ha  avuto  qualche
          influenza su varie forme di avanguardia dell’arte e della cultura occidentale.
          ZENÓNE di Cizio, in gr. Zenōn, filosofo greco (335 circa a.C. - 264 circa). Figlio di
          un  mercante  fenicio  e  mercante  anche  lui,  un  giorno  lesse  per  caso  in  Atene  i
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