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WAHL (Jean), filosofo e storico della filosofia francese (Marsiglia 1888). Allievo di
Lévy-Bruhl e di Bergson, insegnò nelle università di Besançon, Nancy, Lione e alla
Sorbona. Esponente dell’esistenzialismo, Wahl ha approfondito il suo pensiero
attraverso un assiduo lavoro storiografico, dedicato alle figure più rappresentative
della filosofia moderna. Opere principali: Le filosofie pluraliste d’Inghilterra e
d’America (1920), La infelicità della coscienza nella filosofia di Hegel (1929),
Verso il concreto (1932), Studi kierkegaardiani (1938), Trattato di metafisica
(1953), Le filosofie dell’esistenza (1954).
WANG YANG-MING, filosofo cinese, noto anche come Wang Shu-yen (Yüyao,
Chekiang, 1472 - Kwangsi-Chuang 1528). Fu ministro della guerra e ricoperse varie
cariche. La sua dottrina, che si colloca nell’ambito del neoconfucianesimo (v.
CONFUCIANESIMO), è fondata sulla identità tra natura e coscienza, la quale ultima è
assunta come norma della vita morale. Oltre agli scritti filosofici, pregevoli anche
per il valore letterario, lasciò poesie, prose, lettere e scritti ufficiali.
WARD (James), filosofo e psicologo inglese (Hull 1843 - Cambridge 1925).
Professore a Cambridge dal 1897, fu assertore di una psicologia di ispirazione
volontaristica, derivata da quella di Wundt. Contro ogni forma di meccanicismo e di
associazionismo, concepì la vita psichica come creatività e accordò le singole unità
psichiche in una intersoggettività armonica dipendente da un Soggetto assoluto.
Opere principali: Naturalismo e agnosticismo (1899), Il regno dei fini (1911),
Eredità e memoria (1913), Principi psicologici (1918), Studio su Kant (1922),
Saggi di filosofia (postumi, 1927).
WEBER (Max), economista e sociologo tedesco (Erfurt 1864-Monaco di Baviera
1920). Professore di diritto commerciale a Berlino nel 1893 e a Friburgo in
Brisgovia nel 1894, poi di economia politica a Heidelberg (1897), dovette lasciare
l’insegnamento per una malattia nervosa e assunse (1903) la direzione della rivista
Archiv für Sozialwissenschaft und Sozialpolitik. In questo periodico comparvero
alcuni suoi studi destinati a fare epoca: quello Sulla obiettività delle conoscenze
sociologiche e sociopolitiche di argomento metodologico, e i saggi dedicati a
L’etica protestante e lo spirito del capitalismo (1904-1905), nei quali l’origine del
capitalismo moderno viene collegata con la concezione calvinista del successo come
prova del favore della grazia divina. Tornato all’insegnamento prima a Vienna
(1918) e poi a Monaco (1919), svolse in quello stesso periodo una intensa attività
politica, partecipando fra l’altro alla elaborazione della costituzione di Weimar. Per
Weber la sociologia non può essere costruita con lo stesso metodo delle scienze
naturali, ma ciò non vuol dire che essa non individui uniformità e non colga nessi
causali. Ci sono comportamenti umani tipici, che si rendono comprensibili al
ricercatore attraverso un processo di ricostruzione dall’interno: la sociologia è
perciò una scienza « comprendente » (verstehende), il che vuol dire che essa mira a
cogliere il « significato » degli atti sociali attraverso un processo che include