Page 854 - Dizionario di Filosofia
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realizza mediante il concetto della cosiddetta « massimizzazione », che Bentham dice

          di aver mutuato da Beccaria: la sola misura legittima del bene e del male è costituita
          dal  perseguimento  della  massima  felicità  possibile  per  il  maggiore  numero  di
          persone. L’utile. perde così il carattere di valore individuale e soggettivo e diviene
          criterio di scelte oggettivamente comparabili.  Bentham costruisce una « aritmetica
          morale », fondata sulla convinzione che i piaceri si distinguano solo per caratteri
          quantitativamente misurabili, quali l’intensità, la durata, ecc. J. Stuart Mill introduce

          correggendo Bentham una differenziazione qualitativa dei piaceri. L’utilità viene da
          lui  riferita  agli  «  interessi  permanenti  dell’uomo  come  essere  progressivo  »,  con
          evidente influsso dell’umanitarismo di Comte e dell’evoluzionismo di Spencer. Con
          quest’ultimo l’utilitarismo assume il carattere di evoluzionismo morale, secondo il
          quale  la  specie  umana  tende  alla  meta  finale  di  un’armonizzazione  naturale  fra
          felicità individuale e felicità collettiva.

          UTOPÌA (dal gr. u, non e tópos, luogo: « luogo che non esiste »). Termine che, contato
          da  Tommaso  Moro per l’opera omonima (v.), designa solitamente un ordinamento
          politico-sociale senza privilegi, abusi e ingiustizie. (Nel pensiero occidentale esiste
          una  lunga  tradizione  filosofico-letteraria  volta  a  descrivere  società  ideali,  da La
          repubblica*  di  Platone  alla Nuova  Atlantide*  di  Bacone,  alla Città del  Sole*  di

          Campanella, ai vagheggiamenti dei socialisti utopisti.
          UTOPÌSTICO. Con la denominazione introdotta da F. Engels di socialismo utopistico
          la letteratura marxistica designa quelle dottrine riformatrici, quali il sansimonismo, il
          fourierismo,  ecc.,  le  quali  prospettano  l’ordinamento  futuro  della  società  senza
          preoccuparsi  di  individuare  le  forze  reali  capaci  di  realizzare  la  trasformazione.
          Esse mostrano di fare affidamento, secondo l’espressione usata da C. Pisacane in un

          contesto polemico analogo, « più sull’abnegazione e sul sacrificio che sull’utile di
          ciascuno  ».  Al  socialismo  utopistico  si  contrappone  il  marxismo  in  quanto
          socialismo scientifico: esso non delinea un quadro idealizzato della società come
          dovrebbe essere, ma preannuncia la società che « necessariamente » nascerà dalle
          contraddizioni dell’ordinamento capitalistico.
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