Page 853 - Dizionario di Filosofia
P. 853
ammassi. In questi ultimi anni però ha perduto molti dei suoi sostenitori per la
difficoltà di far rientrare in questo schema alcuni nuovi dati sperimentali, tra cui
l’esistenza della radiazione fossile, difficilmente spiegabile in un modello non
evolutivo, e la scoperta delle quasar. L’interpretazione comunemente accettata è che
queste siano potentissime sorgenti luminose dall’aspetto stellare probabilmente poste
a grandissima distanza (5-7 miliardi di anni luce).
L’immagine ottica che oggi osserviamo è perciò quella inviataci da questi oggetti 5-7
miliardi di anni fa: a quell’epoca esistevano dunque degli oggetti di tipo molto
diverso dalle odierne galassie; questa conclusione è inaccettabile per il modello di
universo stazionario che prevede che il mondo appaia lo stesso in ogni epoca. In
conclusione i dati sperimentali in nostro possesso suggeriscono che il modello di
universo più aderente alla realtà sia di tipo evolutivo, tuttavia molto rimane da fare
per i futuri cosmologi. In particolare non risolto rimane il problema della massa
mancante. Secondo gli attuali modelli cosmologici occorre postulare una quantità di
materia nell’universo circa sedici volte superiore a quella osservabile sotto forma di
galassie. Si pensa che quanto rimane sia disperso sotto forma di gas oscuri negli
spazi intergalattici, ma finora non si hanno elementi dalle osservazioni né in favore
né contro tale ipotesi. Infine occorre migliorare i dati in nostro possesso allo scopo
di stabilire se l’espansione dell’universo continuerà in eterno oppure se, raggiunta
l’espansione massima, il processo si invertirà riconducendoci allo stato iniziale
(universo pulsante).
Bibliogr.: J. H. Jeans, Astronomy and cosmogony, Cambridge 1928; A. S.
Eddington, The expanding universe, Cambridge 1933; G. Armellini, I fondamenti
scientifici dell’astrofisica, Milano 1953; F. Zagar, Concezioni moderne sulla
costituzione dell’universo, Teramo 1953; H. Bondi, Cosmology, Londra-Nuova
York 1960; J. Merleau-Ponty, Cosmologia del sec, XX. Studio epistemologico e
storico sulle teorie cosmologiche contemporanee, Milano 1974.
UNO. L’ipostasi somma nel sistema neoplatonico è denominata l’Uno in quanto
assolutamente semplice e immune dalla degradazione implicita in ciò che è diverso e
molteplice.
UTILITARISMO. Sistema filosofico che fonda la morale sull’utilità. Anche se
l’identificazione del bene morale con l’utilità può essere ritrovata nell’edonismo
greco, da Aristippo a Epicuro, e in pensatori moderni come Hobbes, il termine
utilitarismo designa una corrente speculativa storicamente determinata, che va da
Bentham a J. Stuart Mill, a Spencer e a Sidgwich. Alla base dell’utilitarismo c’è
l’aspirazione a fare dell’etica una scienza esatta, sottraendo il concetto della
moralità a fondazioni inverificabili, come l’ossequio ai comandamenti divini o la
spinta di un sentimento privilegiato. È significativo a questo proposito che alcuni dei
maggiori rappresentanti dell’economia classica, come Malthus e Ricardo, siano stati
utilitaristi in etica: il problema era appunto quello di trovare leggi della condotta
morale altrettanto oggettive quanto quelle individuate per le scelte economiche.
Bentham ritiene che l’attesa del piacere e del dolore sia il solo movente delle azioni
umane. Il passaggio dall’azione puramente egoistica a quella eticamente positiva si