Page 849 - Dizionario di Filosofia
P. 849

dei concili di Ferrara e Firenze, e più tardi l’emigrazione di altri (G. Argiropulo, D.
          Calcondila, C. Lascaris), dopo la conquista turca di Costantinopoli.
          A tanto fervore di ricerche giovò la convinzione che la cultura antica potesse servire
          a  fondare  una  nuova  civiltà  nella  quale,  sovvertiti  i  valori  fondamentali  del
          cristianesimo, ritrovavano credito contro l’ideale ascetico proprio del medioevo le
          attività mondane. La stessa arte della parola, nella quale gli antichi erano stati abili

          maestri,  venne  apprezzata  come  strumento  di  persuasione  capace  di  guidare  le  «
          civili repubbliche », e unitamente alla logica, scienza del pensiero, ebbe pari credito
          la  retorica,  per  le  finalità  pratiche  e  politiche  da  essa  perseguite.  L’idea  della
          funzione  formativa  della  cultura  portò  al  tempo  stesso  a  una  concezione  nuova
          dell’educazione ispirando nella teoria e nella pratica la pedagogia di P. P. Vergerio,
          di Guarino de’ Guarini, di Maffeo Vegio, di Vittorino da Feltre. Quello che in ogni
          campo  si  faceva  valere  era  comunque  il  principio  della  dignità  dell’uomo,  tema

          essenziale,  che  dal De dignitate et excellentia hominis di  Giannozzo  Manetti alla
          sintesi tentata dal Ficino tra cristianesimo e platonismo costituì l’obiettivo più alto
          del pensiero umanistico.  La linea di sviluppo dell’Umanesimo, benché segnata da
          una  fondamentale  coerenza,  fu  tuttavia  complicata  non  solo  dal  rapido  progresso
          degli studi con le conseguenti ripercussioni nel campo sia speculativo sia pratico, ma
          anche dall’evolversi della società italiana. Nella crisi che portò dal tramonto delle

          ultime libertà comunali a un regime di signorie e di principati venne affermandosi
          una  società  capitalistica,  i  cui  ideali  e  le  cui  contraddizioni  si  rispecchiano  nella
          filosofia  degli  umanisti.  Così  se  la  difesa  delle  virtù  pratiche  nel  Bracciolini
          significa soprattutto il rifiuto dell’ascetismo medievale, l’epicureismo del Valla e il
          suo  tentativo  di  accordare  nel De  libero  arbitrio  la  concezione  epicurea  con  la
          morale  cristiana  segnano  il  passaggio  a  una  più  drammatica  situazione  storica.
          D’altra  parte  la  difesa  della  famiglia  come  dell’istituto  che,  grazie  a  un’avveduta

          amministrazione, offre all’uomo la sola sicura difesa contro i colpi della fortuna, sta
          a  testimoniare  nell’Alberti  una  motivata  diffidenza  verso  un  assetto  politico dal
          quale  la  giovane  società  capitalistica  riceveva  impulso  senza  peraltro  ottenere  le
          desiderate  garanzie  di  stabilità.  È  pur  vero  che  se  il  mecenatismo  dei  principi
          consentì agli umanisti di dedicarsi agli studi in condizioni privilegiate, esso venne
          altresì  a  condizionare  e  a  limitare  la  loro  indipendenza,  e  non  fu  questa  l’ultima

          causa del progressivo esaurirsi degli impulsi morali e politici che avevano favorito
          l’affermarsi della nuova cultura.
          Ma intanto l’eredità della nuova cultura si trasmetteva alla letteratura volgare del
          maturo Rinascimento e avrebbe dato suoi frutti fuori d’Italia, non solo nella grande
          filologia di Reuchlin, Erasmo da Rotterdam, G. Bude, H. Estienne, G. G. Scaligero,
          ma  nel  pensiero  stesso  dei  riformatori,  che  in  condizioni  sociali  diverse,
          interpretando alla luce dello spirito critico diffuso dall’Umanesimo esigenze delle

          masse  popolari,  attuarono  una  rivoluzione  gravida  di  conseguenze,  oltre  che  sul
          piano religioso, su quello politico e sociale.
          Bibliogr.: Diamo qui di seguito solo alcuni riferimenti essenziali, che possono essere
          integrati con la bibliografia della voce Rinascimento’; G. Saitta, Il pensiero italiano
   844   845   846   847   848   849   850   851   852   853   854