Page 852 - Dizionario di Filosofia
P. 852
a raffreddarsi ma più velocemente della radiazione. Questa rimane come un fondo a
distribuzione statistica data dalla legge del corpo nero di Planck. Secondo le
predizioni di Gamow (1946) tale radiazione, fortemente spostata verso le grandi
lunghezze d’onda, doveva osservarsi anche ai giorni nostri. Penzias e Wilson (1965)
hanno infatti osservato una radiazione da corpo nero, non spiegabile mediante le note
sorgenti di radioonde, corrispondente alla temperatura di circa 3 °K. Tenendo conto
dello spostamento Doppler tale valore è in accordo con la teoria di Gamow. Se tale
ipotesi fosse vera si tratterebbe di una « radiazione fossile », la più antica
testimonianza dei primi istanti del nostro universo, e costituirebbe la prova
sperimentale della teoria dell’universo in espansione. Esistono tuttora alcuni dati
sperimentali che sembrano in contrasto con questa teoria.
I modelli evolutivi che sono stati precedentemente descritti sono basati su
un’estrapolazione su scala cosmica delle leggi fisiche attualmente note e in
particolare della teoria della relatività. Sono stati però costruiti altri modelli in cui
alcuni principi fisici generalmente accettati vengono violati di quantità talmente
piccole da non essere direttamente osservabili mediante nessun possibile
esperimento, quantunque questa violazione possa avere su scala cosmica delle
conseguenze vistose. Se, per es., si suppone che la carica elettrica del protone sia
lievemente superiore a quella dell’elettrone, si può interpretare la recessione delle
galassie come l’effetto della repulsione coulombiana dovuta all’eccesso di carica
positiva. Per ottenere un’espansione in accordo con i dati sperimentali è sufficiente
che l’eccesso di carica del protone sia di una parte su un miliardo di miliardi.
Un altro modello di grande interesse proposto da H. Bondi, T. Gold e F. Hoyle verso
il 1948, è fondato su una estensione del principio cosmologico giustificata dalla
convinzione che, a differenza di quanto asseriscono i modelli di tipo evolutivo, il
tempo non dovrebbe avere nessun ruolo privilegiato nello spazio-tempo. Questo
nuovo postulato, noto come principio cosmologico perfetto, afferma che la struttura
dell’universo appare la stessa per un osservatore posto in un punto qualsiasi e in
qualunque epoca. Per conciliare questo principio con il fatto che le galassie si
allontanano a velocità crescente fino a sfuggire completamente a ogni possibile
osservazione quando raggiungono la velocità della luce, bisogna supporre che vi sia
una creazione continua di materia che sostituisca quella che man mano scompare
oltre il limite di visibilità. In questo modello dunque l’universo non è né statico né in
evoluzione, ma in uno stato stazionario; non c’è né origine né fine: l’universo appare
immutabile pur nel continuo avvicendarsi delle galassie che si formano a spese delle
sorgenti di materia e si allontanano fino a diventare inaccessibili. L’ipotesi della
creazione continua di materia è evidentemente in contrasto con il principio di
conservazione dell’energia, uno dei pochi principi che ha resistito finora a tutte le
rivoluzioni del pensiero fisico; tuttavia la violazione è talmente piccola da non poter
essere in alcun modo verificata sperimentalmente: è infatti sufficiente che si produca
un atomo di idrogeno in un decimetro cubo ogni milione di milioni di anni. Il
modello di universo stazionario permette di spiegare semplicemente molti fenomeni
cosmici, come ad esempio l’origine, le dimensioni e la massa delle galassie e degli