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amico Cherefonte che il più sapiente dei Greci era Socrate. E tuttavia nel corso del

          suo tentativo di smentita dovette convincersi che l’oracolo aveva avuto ragione: egli
          era l’unico a « sapere di non sapere », a essere consapevole del proprio limite (il «
          conosci te stesso » va inteso come un invito a prendere coscienza del limite). Da qui
          la polemica contro i sofisti e le loro tesi contraddittorie.  Di fronte a essi  Socrate
          finge di non sapere, e attraverso le domande che pone mette in crisi le loro certezze.
          Ma seminando dubbi nei suoi avversari egli non intende soltanto distruggere delle

          opinioni; suo fine invece è scoprire la verità, o meglio aiutare gli uomini a trovare da
          se stessi la verità. In questo senso egli può affermare di aver ereditato dalla madre
          levatrice l’arte maieutica, in quanto non ha verità da partorire, ma possiede solo la
          facoltà di assistere gli altri nel dare alla luce quelle che sono in grado di scoprire in
          se  stessi.  L’ironia  è  una  manifestazione  conseguente  di  tale  atteggiamento
          antidogmatico,  così  come  lo  è  la  pratica  del dialogo aperto, in quanto mezzo per
          arrivare  alla  verità.  Socrate  si  propone  di  educare  gli  uomini  ad  acquistare  una

          consapevolezza sempre più profonda del significato del loro operare. Attraverso la
          riflessione  l’uomo  diviene virtuoso,  cioè  acquisisce  la  padronanza  consapevole
          delle  proprie  capacità.  In  questo  senso  la  virtù  è  fatta  coincidere  col  sapere
          (intellettualismo etico) e, contro il relativismo dei sofisti, è presentata come unica
          (riducendosi sempre ad autoconsapevolezza) e insegnabile. Il male deriva solo da
          ignoranza o da insufficiente conoscenza del bene: « nessuno sbaglia di sua propria

          volontà ». Questo approfondimento delle ragioni del nostro operare implica d’altra
          parte la realizzazione della vera natura dell’uomo, ed ecco perché all’esercizio della
          virtù così intesa si accompagna necessariamente la felicità. Educando in tal senso i
          suoi concittadini il filosofo promuove il vero benessere della città e consolida le
          istituzioni: la missione socratica ha un senso tutto pratico e politico e non ha bisogno
          di una giustificazione trascendente. Anche il demone che parla dentro Socrate e gli
          vieta  di  compiere  in  momenti  decisivi  determinate  scelte  va  inteso  come  la

          personificazione  della  chiarezza  che  consegue  all’indagine  ben  condotta,
          personificazione  realizzatasi  come  sintesi  spontanea  di  tradizione  religiosa  e  di
          nuova coscienza del valore e della dignità della ricerca.
          Bibliogr.:  P.  Rossi, Per  una  storia  della  storia  della  storiografia  socratica,  in

          Problemi di una storiografia filosofica, Milano 1951; V. de Magalhães-Vilhena, Le
          problème de Socrate: le Socrate historique et le Socrate de Platon, Parigi 1952; E.
          Maier, Sokrates, sein Werk und seine geschichtliche Stellung, Tubinga 1913 (trad.
          it.: Firenze 1943); A. E. Taylor, Socrates, Londra 1933 (trad. it.: Firenze 1952); A.
          Banfi, Socrate,  Milano  1943;  O.  Gigon, Sokrates,  sein  Bild  im  Dichtung  und
          Geschichte, Berna 1947; R. Mondolfo, Socrate, Buenos Aires 1955; A. H. Chroust,
          Sokrates. Man and Myth, Londra 1957.

          SOCRÀTICO.  Si  dà  il  nome  di scuole  socratiche  minori  ai  movimenti  filosofici
          fondati  da  scolari  di  Socrate  e  caratterizzati  dall’interpretazione  unilaterale  del

          pensiero e della personalità del maestro. (Anche per le bibliografie, v.: CIRENAICI,
          CINICI, MEGARA [scuola di].)

          SOFISMA  (gr. sóphisma).  Ragionamento  falso,  costruito  in  modo  che  abbia
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