Page 783 - Dizionario di Filosofia
P. 783
letteratura, la cultura e i mezzi di comunicazione di massa, la moda, la
fenomenologia della vita urbana e rurale, il tempo libero, i consumi, le implicazioni
dei vari gradi di sviluppo economico e di mobilità sociale, ecc. A questo
allargamento crescente delle competenze si accompagnano l’approfondimento
teorico, e il raffinamento delle tecniche di ricerca.
Sul piano della sociologia generale le questioni oggi più dibattute vertono sulla
parte da attribuire alla considerazione storica (diacronia) e a quella strutturale
(sincronia), sui rapporti fra sociologia e ideologia, sulla funzione e sui limiti della «
sociologia della conoscenza ». L’uso dell’ipotesi strutturalistica in sociologia ha
dato frutti particolarmente fecondi in Francia, con la semiologia di R. Barthes e con
il marxismo « antiumanistico » di L. Althusser. La neutralità ideologica e la «
obiettività » della sociologia sono messe in discussione un po’ dovunque, dagli Stati
Uniti (M. Windmiller) alla Francia (P. Bourdain) e all’Italia (F. Ferrarotti), per lo
più cercando di provare che fra scienza « positiva » indifferente e scienza «
normativa » esiste una terza possibilità, quella cioè di un sapere che si costituisca
come teoria critica della società e trovi gli strumenti di valutazione proprio
nell’esercizio dell’analisi spassionata e rigorosa. La sociologia della conoscenza
infine, sorta dietro lo stimolo della teoria marxiana delle sovrastrutture, dopo i
lavori ormai classici di M. Scheler e di K. Mannheim tende oggi sempre più
chiaramente a costituirsi come scienza empirica, ben distinta dalla epistemologia e
impegnata nella costruzione di una tipologia generale delle conoscenze, considerate
nella loro diffusione e nella funzione da esse esplicata in seno ai vari gruppi sociali
(Gurvitch in Francia e Wright Mills in America).
• La sociologia nelle varie culture nazionali. Negli Stati Uniti, dove la sociologia
ha conosciuto sviluppi imponenti anche sul piano quantitativo, le numerose scuole
hanno praticamente tentato tutte le direzioni possibili di ricerca. Gli indirizzi
metodologici dominanti sono quello psicologico, che tende a ridurre la sociologia a
psicologia sociale (L. Ward, C. Cooley, H. Cary, W. G. Sumner, F. H. Giddings, W.
McDougall, ecc.); quello nominalistico, che ricerca, sotto l’influenza della
sociologia tedesca, la tipologia formale delle relazioni interindividuali (a esso
appartengono i sociologi della « scuola di Chicago »); quello comportamentistico,
che si ispira al behaviorismo* psicologico e mette l’accento sul condizionamento
sociale dei comportamenti individuali (W. S. Thomas, F. Znaniecki, G. H. Mead, R.
Benedict, R. Linton, A. Kardiner, ecc.); quello antropologico-culturale, che ha
gettato notevole luce sulle tensioni razziali e sulle stratificazioni di ceto
caratteristiche della società americana (R. H. Lowill, A. L. Kroeber, R. Lynd, W. L.
Warner, ecc.). Ai problemi di sociologia generale, di solito evitati dalla cultura
sociologica americana, sono dedicati alcuni importanti lavori di T. Parsons, R. K.
Merton, K. Lewin, Pitirim A. Sorokin. Da T. Veblen a L. Mumford si svolge poi una
linea minoritaria della sociologia degli Stati Uniti, impegnata nella denuncia dei
guasti umani prodotti dall’economia capitalistica e dalla civiltà industriale.
I n Inghilterra la grande tradizione dell’antropologia culturale (J. G. Frazer, B.
Malinowski, A. R. Radcliffe-Brown, ecc.) ha continuato a fruttificare, con ricerche