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Negli anni 1860-1870 il socialismo riuscì finalmente a superare la fase
dell’elaborazione meramente ideale per iniziare la sua saldatura col nascente
movimento operaio. In questo processo ebbe una funzione centrale la prima
Internazionale che, costituita a Londra nel 1864 soprattutto come organo sindacale
anglo-francese, acquistò ben presto una netta caratterizzazione politica per l’impulso
datole da Marx, che mirava a farne lo strumento attraverso il quale i lavoratori dei
vari paesi dovevano conquistare il potere e realizzare la società socialista.
Sul piano ideologico, tale evoluzione fu caratterizzata fino al 1868 dal contrasto tra
gli orientamenti di Marx e le tendenze economicistiche (i seguaci di Proudhon in
Francia, i tradeunionisti puri in Gran Bretagna), mentre dal 1869 si precisò fino a
esplodere in modo drammatico la contrapposizione Marx-Bakunin. Per Marx infatti
la forza motrice fondamentale della rivoluzione era la classe operaia dei paesi più
avanzati sul cammino dell’industrializzazione (Gran Bretagna e Germania) che,
costituita in partito politico autonomo, avrebbe dovuto partecipare alle lotte
politiche (incluse quelle elettorali) con l’obiettivo della conquista rivoluzionaria del
potere, spezzando così il vecchio apparato statale e iniziando la costruzione del
socialismo attraverso la « dittatura del proletariato », forma transitoria dello Stato
operaio. Per Bakunin invece il massimo potenziale rivoluzionario era costituito dalle
masse contadine dei paesi non ancora toccati a fondo dalla rivoluzione industriale
(Russia, Spagna, Italia). Egli pensava infatti la rivoluzione come un sommovimento
spontaneo, uno scatenamento di passioni elementari che sarebbe sboccato nella
società collettivista attraverso l’eliminazione di ogni potere costituito (Stato,
esercito, burocrazia, clero) e l’edificazione dell’anarchia con un processo
svolgentesi dal basso verso l’alto e non viceversa. Avversario irriducibile dell’«
autorità » in tutte le sue forme, Bakunin era quindi risolutamente contrario anche alla
concezione dello Stato operaio di Marx (accusato perciò di « autoritarismo ») e al
suo proposito di fare dell’Internazionale un movimento a direzione centralizzata,
negava l’utilità delle conquiste parziali e dell’organizzazione politica del
proletariato nella società borghese, e si pronunciava contro la partecipazione alle
lotte elettorali, da lui ritenuta un compromesso con il sistema.
Si può dire che a partire da quest’epoca le grandi tendenze ideali e politiche
all’interno della prospettiva socialista siano definite: nello svolgersi successivo il
socialismo, nei suoi aspetti storici e politici, così come nello sviluppo teorico,
diventa parte integrante dello sviluppo storico in generale.
Bibliogr.: Per una bibliografia sul movimento socialista: S. Rota Ghibaudi, Il
socialismo « utopistico », e G. Arfé, Il socialismo riformistico e la
socialdemocrazia, in Storia delle idee politiche, economiche e sociali, Vol. V,
Torino 1972; per altri studi di carattere generale: G. D. H. Cole, Storia del pensiero
socialista, 5 voll., Bari 1967 e sgg.; G. M. Bravo, Il pensiero socialista (1791-
1848), Roma 1971; E. Dolléans, Storia del movimento operaio, 1830-1952, Firenze
1968.
SOCIETÀ. Nelle definizioni del concetto di società proposte dalla filosofia e dalla
sociologia entrano come costanti, seppure variamente combinate, l’esistenza di