Page 779 - Dizionario di Filosofia
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immediatamente precedenti il 1848 la parte negativa del suo sistema, incentrata sulla

          critica  dell’istituto  della  proprietà  privata  («  la  proprietà  è  il  furto  »),  Proudhon
          elaborò poi gli elementi centrali del suo socialismo mutualistico-creditizio. Poiché
          gli squilibri sociali e lo sfruttamento del lavoro non nascevano a suo giudizio nella
          sfera della produzione (come per Marx) ma in quella della circolazione delle merci,
          per  riorganizzare  la  società  su  basi  di  giustizia  bisognava  agire  sui  rapporti  di
          scambio,  attraverso  una  riforma  del  sistema  creditizio  che  assicurasse,  con  il  «

          credito gratuito », la possibilità a tutti di divenire produttori e scambiare le merci
          prodotte  sul  mercato  ricavandone  il  «  giusto  prezzo  ».  Parallelamente  a  questa
          riforma  economica,  che  avrebbe  messo  capo  a  una  società  di  piccoli  produttori
          (senza ricorso alla lotta rivoluzionaria, ma come risultato di una conciliazione delle
          classi),  Proudhon  sosteneva  la  necessità  di  una  riforma  politica,  culminante
          nell’abolizione  dell’apparato  statale  e  di  ogni  autorità  oppressiva  e  nella  sua
          sostituzione  con  l’«  anarchia  »,  cioè  con  una  società  di  libere  unità  produttive

          organizzate dal basso verso l’alto.
          Fino alle rivoluzioni del 1848, come si è visto, il centro principale di elaborazione
          delle  idee  socialiste  fu  la  Francia,  e  al  socialismo  francese  si  rifece  anche  W.
          Weitling,  il  più  notevole  rappresentante  del  socialismo  tedesco  premarxista,  che
          sostenne  una  dottrina  egualitario-comunista  influenzata  sia  da  un  cristianesimo
          neotestamentario sia dalle idee blanquiste sulla presa del potere per mezzo di colpi

          di mano operati da minoranze.
          Una svolta di importanza decisiva nella storia del socialismo è rappresentata dalla
          pubblicazione (Londra, febbraio 1848) del Manifesto del partito comunista*, in cui
          Marx ed Engels esponevano gli elementi essenziali del loro socialismo « scientifico
          » (la storia come storia di lotte di classe; carattere classista dello Stato e contrasto
          di  fondo  nella  società  capitalistica  tra  borghesia  e  proletariato  industriale,  unica
          classe realmente rivoluzionaria che avrebbe costruito una società socialista).

          Ma la prospettiva della creazione di un’organizzazione intemazionale dei lavoratori
          indicata nell’appello finale del Manifesto (« Proletari di tutti i paesi, unitevi! ») non
          poté concretarsi né nel 1848 né negli anni immediatamente successivi a causa della
          sconfitta subita dalle forze rivoluzionarie e del prevalere di tendenze conservatrici o
          apertamente reazionarie in quasi tutti i paesi europei. Negli anni 1850-1860 mentre il

          movimento  sindacale  era  ai  suoi  esordi,  il  socialismo  restò  dunque  ancora  un
          movimento di idee, tra le quali ebbero una particolare rilevanza, per i successivi
          sviluppi, quelle elaborate da alcuni pensatori e politici tedeschi e russi. Il tedesco J.
          K. Rodbertus, come anche K. Mario (pseudonimo di K. Winkelblech) anticipò infatti
          molte delle posizioni che divennero in seguito proprie del cosiddetto « socialismo
          della  cattedra  »,  auspicando  un  intervento  dello  Stato  per  proteggere  i  lavoratori
          dallo sfruttamento e regolare i salari, così da permettere agli operai di percepire i
          frutti  della  crescente  produttività.  I  russi  Herzen  e  Černyševskij,  antesignani  del

          populismo,  sostennero  dal  canto  loro  la  possibilità  di  arrivare  in  Russia,  per  via
          rivoluzionaria, a un socialismo agrario che si avvalesse delle istituzioni collettive
          ancora esistenti nel paese, saltando così la fase del capitalismo industriale.
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