Page 596 - Dizionario di Filosofia
P. 596

Dewey. È tornato così in primo piano il problema del significato del linguaggio, e

          cioè del nesso fra segno e realtà, non più però nel senso originario, in verità povero
          e astratto, del rapporto fra espressione simbolica e fatto « reale ». Il linguaggio è
          visto ora nella concretezza della situazione emotiva e pragmatica dei parlanti, che
          comunicano  tra  loro  connettendo  ai  vari  simboli  comportamenti,  aspettazioni  e
          progetti.

          Bibliogr.: L. Geymonat, La nuova filosofia della natura in Germania, Torino 1934;
          O.  Neurath, Le  développement  du  cercle  de  Vienne,  Parigi  1935;  A.  J.  Ayer,
          Language, truth and logic, Londra 1936 (trad. it.: Milano 1961); J. R. Weinberg, An
          examination  of  logical  positivism,  Londra  1936  (trad.  it.:  Torino  1966);  L.
          Geymonat, Studi  per  un  nuovo  razionalismo,  Torino  1945;  J.  Jorgensen, The
          development of logical positivism, Chicago 1951 (trad. it.: Milano 1958); G. Preti,

          Linguaggio  comune  e  linguaggi  scientifici,  Milano  1953; Readings  in  the
          philosophy  of  science,  a  cura  di  H.  Feigl  e  M.  Brodbeck.  Nuova York  1953;  F.
          Barone, Il  neopositivismo  logico,  Torino  1954;  E.  Nagel, Logic  without
          metaphysics, Glencoe 1956; P. Filiasi Carcano, La metodologia nel rinnovarsi del
          pensiero  contemporaneo,  Napoli  1957;  A.  Pasquinelli, Linguaggio,  scienza,
          filosofia,  Bologna  1961; La  philosophie  contemporaine,  a  cura  di  R.  Klibanski,

          Firenze 1968; Il neoempirismo, a cura di A. Pasquinelli, Torino 1969; D. Costantini,
          Fondamenti  del  calcolo  delle  probabilità,  Milano  1970;  U.  Curi, Analisi
          operazionale e operazionalismo, Padova 1970.
          NEOREALISMO. Orientamento comune a vari pensatori che, tra la fine del XIX e gli
          inizi  del XX  sec.,  opposero  le  ragioni  del  realismo  gnoseologico  alle  tesi
          dell’idealismo dominante. La concezione condivisa da quasi tutti i rappresentanti del

          neorealismo,  e  che  costituisce  l’unico  punto  di  accordo  fra  dottrine  spesso  di
          diversissima  ispirazione,  è  che  nella  conoscenza  l’oggetto  si  trova  rispetto  al
          soggetto in un rapporto di « relazione esterna », che non provoca nel primo alcuna
          modificazione.  Perciò,  indipendentemente  da  ogni  presa  di  posizione  sulla  natura
          metafisica degli oggetti, si deve assumere che Tatto del conoscere, lungi dal crearli,

          porli o condizionarli in qualunque modo, si limita a registrare la loro presenza. In
          Germania, verso la fine del XIX sec., il « realismo ingenuo » fu difeso da W. Schuppe
          e  l’idealismo  gnoseologico  fu  criticato  da  O.  Külpe.  Il  neorealismo  si  affermò  in
          seguito in Inghilterra con G. E. Moore e particolarmente in America, con il gruppo
          dei compilatori del volume collettivo Il neorealismo, pubblicato nel 1912, e con i
          seguaci del realismo critico, fra i quali fu eminente il Santayana.

          NEOSCOLÀSTICA. V. NEOTOMISMO.
          NEOTOMISMO. Movimento di ritorno alla filosofia di san Tommaso promosso sotto il
          pontificato  di  Leone  XIII,  con  l’intento  di  contrapporre  alle  varie  correnti  del
          pensiero  moderno  la  «  verità  perenne  »  della  filosofia  tomistica,  opportunamente
          rielaborata  e  ammodernata,  come  punto  di  partenza  del  rinnovamento  intellettuale

          della Chiesa, la cui unità e saldezza dottrinaria non potevano manifestamente trovar
          fondamento nella debolezza speculativa e nelle pericolose oscillazioni delle varie
          forme  dello  spiritualismo  ottocentesco.  Nell’enciclica Aeterni  Patris del 4 agosto
   591   592   593   594   595   596   597   598   599   600   601