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ellenisticoromana a partire dal I sec. a.C. Esso nacque come movimento di recupero

          delle dottrine segrete di Pitagora, considerato non tanto come filosofo e scienziato,
          quanto  come  portatore  di  un  verbo  misticoreligioso.  A  sostegno  di  questa
          interpretazione della personalità del maestro cominciarono a circolare nel I sec. a.C.
          alcuni testi a lui falsamente attribuiti (Detti aurei, Simboli, Lettere). Vennero poi la
          Vita di Pitagora di Apollonio di Tiana (I sec. d.C.) e la Vita di Apollonio di Tiana
          raccontata da Filostrato l’Ateniese o Flavio Filostrato (III sec. d.C.), mentre fra il I e

          il III sec. comparvero gli scritti attribuiti a Ermete Trismegisto. Secondo Cicerone
          l’iniziatore della rinascita pitagorica sarebbe stato il romano P. Nigidio Figulo, suo
          contemporaneo. Per la verità la storia del neopitagorismo è piuttosto malnota. Nei tre
          secoli della sua esistenza esso subì frequenti eclissi, dovute sia alle persecuzioni
          imperiali,  sia  alla  sua  impopolarità.  È  diffìcile  d’altronde  districare  le  varie
          componenti  dottrinarie,  pitagoriche,  orfiche,  egiziane,  caldee,  ebraiche,  che
          compaiono  negli  scritti,  spesso  apocrifi,  così  come  riesce  arduo  ricostruire

          concretamente  l’immagine  del  Pitagora  profeta,  taumaturgo  e  santo  che  la  scuola
          venerava.  Del  resto  il  tentativo  di  innestare  nella  tradizione  filosofica  greca  i
          fermenti della religiosità orientale fu portato avanti assai più consapevolmente dal
          neoplatonismo*, entro il quale il neopitagorismo finì per confluire e per dissolversi.

          Bibliogr.:  Per  i  testi  del  N.:  W.  Burkert, Hellenistische  Pseudopythagorica,  «
          Philologus  »,  1961;  H.  Thesleff, The pythagorean texts of the hellenistic period,
          Abo  1965.  G.  Méautis, Recherches  sur  le  Pythagorisme,  Neuchâtel  1921;  L.
          Brunschvicg, Le rôle du pythagorisme dans l’évolution des idées, Parigi 1937; B. L.
          van der Waerden, Die Astronomie der Pythagoräer, Amsterdam 1951; P. H. Michel,
          Les nombres figurés dans l’arithmétique pythagoricienne, Parigi 1958; L. Rougier,
          La religion astrale des Pythagoriciens, Parigi 1959; S. Skovgaard Jensen, Dualism

          and  demonology.  The  function  of  demonology  in  pythagorean  and  platonic
          thought, Copenaghen 1966.
          NEOPLATONISMO.  Movimento  filosofico  sorto  ad  Alessandria  nel III  sec.  d.C.  e
          continuatosi attraverso varie scuole fino al VI sec. Alessandria d’Egitto fu il luogo

          d’incontro  della  civiltà  greca  e  di  quella  orientale.  Il  neoplatonismo  è  la
          manifestazione più cospicua della sintesi così realizzata di elementi culturali diversi
          e spesso apparentemente incompatibili fra loro: una religiosità di ispirazione ebraica
          e genericamente orientale rinchiusa nelle forme della filosofia platonica, contaminata
          a  sua  volta  da  elementi  pitagorici,  aristotelici  e  stoici.  In  quanto  sforzo  di
          comprensione e di sistemazione razionale di una verità già posseduta per rivelazione
          il neoplatonismo non ha molto in comune con la filosofia platonica, a cui pure si
          richiama:  è  stato  detto  autorevolmente  che  esso  è  la  prima  forma  storica  di  «

          scolastica  »,  e  cioè  di  utilizzazione  sistematica  della  filosofia  al  servizio  della
          rivelazione  religiosa.  Fondatore  del  neoplatonismo  è  considerato  dalla  tradizione
          Ammonio Sacca, che insegnò ad Alessandria nella prima metà del III see.; il maggior
          rappresentante (e il vero fondatore della scuola, dal punto di vista sistematico) fu
          Plotino  di  Licopoli,  le  cui  lezioni  furono  pubblicate  da  Porfirio  col  titolo  di

          Enneadi*.  Giamblico  di  Calcide  (secc. III-IV),  scolaro  di  Porfirio,  fondò  il
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