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neoplatonismo siriaco, caratterizzato dal recupero dotto della religione popolare e
dalla giustificazione filosofica dei riti magici e delle pratiche propiziatorie. La
scuola di Alessandria continuò comunque a fiorire ed ebbe anche fra i suoi seguaci
una singolare figura di martire, la filosofa e matematica greca Ipatia, trucidata nel
415 dalla plebe cristiana eccitata da alcuni monaci. In quegli stessi anni il centro del
neoplatonismo si spostò ad Atene, dove al principio del V sec. aprì scuola Plutarco
di Atene. Il massimo rappresentante della scuola d’Atene fu Proclo, che dette al
pensiero neoplatonico una forma sistematica definitivamente compiuta. La scuola
d’Atene fu chiusa nel 529 per ordine di Giustiniano. (V. ACCADEMIA PLATONICA.)
Secondo la dottrina neoplatonica, Dio è l’assolutamente incomprensibile e
l’assolutamente ineffabile. Se si deve nominarlo, si può dire di esso, seppure
impropriamente, che è l’Uno. La realtà deriva dall’Uno per emanazione. Il primo
grado dell’emanazione è il Logos, il Verbo o Intelligenza divina, racchiudente in sé
le idee di tutti gli esistenti possibili. Dall’Intelligenza emana l’Anima, principio
vitale dell’universo corporeo. L’imperfezione di quest’ultimo è dovuta alla Materia,
che non è emanazione divina, ma ha solo una « esistenza negativa » ed è per essenza
privazione di realtà e di bene. L’Uno, l’Intelligenza e l’Anima del mondo sono
dunque le tre ipostasi della Trinità neoplatonica. L’essere generato aspira a risalire
alla perfezione che lo ha emanato. È il ritorno a Dio: tutto viene dal Bene e tutto
tende al Bene. Perché l’anima umana, che è parte dell’Anima del mondo, possa
ricongiungersi all’Uno, è necessario che essa, passando attraverso vari gradi di
purificazione dalla contaminazione corporea, pervenga a quello stato di abbandono
di sé e di totale dedizione, nel quale si realizza l’estasi.
Dopo aver invano contrastato l’avanzata del cristianesimo, anche al livello della
religiosità popolare (Giamblico), il neoplatonismo sopravvisse come componente
dottrinaria incorporata dalla patristica e dalla speculazione cristiana successiva.
Strutture di tipo neoplatonico sono peraltro individuabili anche in molti pensatori
moderni (primo fra tutti, Hegel).
Bibliogr.: Th. Wittaker, The neoplatonists, Cambridge 1916; W. Theiler, Die
Vorbereitung des Neoplatonismus, Berlino 1930; H. Koch, Pronoia und Paideusis,
Berlino-Lipsia 1932; Ph. Merlan, From Platonism to neoplatonism, L’Aia 1953; H.
Dörrie, Die Frage nach dem Transzendenten im Mittelplatonismus, Vandoeuvres-
Ginevra 1960; Der Neuplatonismus, a cura di W. Schultz, Berlino 1965; W. Theiler,
Forschungen zum Neuplatonismus, Berlino 1966.
NEOPOSITIVISMO. Movimento filosofico contemporaneo di prevalenti interessi
logico-linguistici, che si richiama al positivismo ottocentesco. (Sin. POSITIVISMO
LOGICO e, meno usato, EMPIRISMO LOGICO.)
Esso si è sviluppato nell’ambito del circolo di Vienna* (Wiener Kreis), fondato
(1924) da M. Schlick e da un gruppo di professori di matematica e filosofia
dell’università di Vienna (H. Feigl, K. Gödel, O. Neurath, F. Waismann) e arricchito
successivamente da nuove adesioni, come quella assai importante di R. Carnap
(1926). Ciò che accomunava i vari membri del gruppo era in primo luogo
l’avversione per la filosofia tradizionale, col suo linguaggio ambiguo, i suoi