Page 588 - Dizionario di Filosofia
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          NĀGĀRJUNA, filosofo indiano, vissuto probabilmente nel II sec. d.C. La sua biografia
          è in gran parte leggendaria: si sa tuttavia che fu un brahmano dell’India meridionale,
          convertitosi al buddhismo.  Personalità di genio, impresse una svolta fondamentale
          allo sviluppo della filosofia buddhista di impronta mahayanica, fondando la scuola

          mādhyamika. Le sue opere, la più importante delle quali è la Mādhyamakakārikā,
          furono commentate da numerosi filosofi posteriori.
          NATIVISMO. Teoria psicologica secondo la quale la rappresentazione dello spazio è
          immediatamente presente in tutte le sensazioni, o almeno in alcune di esse, e non è
          comunque derivata dalla elaborazione mentale dei dati della sensibilità.
          Con alle spalle tutta la tradizione dell’innatismo* gnoseologico, esso trovò un forte

          punto  di  appoggio  nella  dottrina  kantiana  dello  spazio  ed  ebbe  come  suoi
          rappresentanti  principali  Ewald  Hering  (1834-1918),  fisiologo  noto  per  gli  studi
          condotti sulla percezione visiva dello spazio, e Karl Stumpf (1848-1936), allievo di
          Lotze, che si interessò in particolare ai problemi della psicologia della musica. Il
          nativismo  può  essere  più  o  meno  assoluto:  secondo  W.  James  tutte  le
          rappresentazioni  senza  eccezione  sono  «  voluminose  »,  mentre  altri  studiosi

          attribuiscono  carattere  spaziale  innato  solo  alle  sensazioni  visive  e  a  quelle
          tattilomuscolari. Altri ancora considerano come acquisita la percezione visiva della
          profondità, sulla linea di Berkeley, Wundt ed Helmholtz.
          NATORP (Paul), filosofo tedesco (Düsseldorf 1854 -  Marburgo 1924).  Fu uno dei
          rappresentanti  più  notevoli  della  scuola  di  Marburgo*.  Il  pensiero  neokantiano  si

          manifesta nella riduzione della filosofia a « critica della conoscenza », oltre che nel
          forte  impegno  etico  degli  scritti  di  argomento  pedagogico  e  sociale.  Opere
          principali: La religione nei limiti dell’umanità  (1894), I fondamenti logici delle
          scienze  esatte  (1910), La  filosofia,  il  suo  problema  e  i  suoi  problemi  (1911),
          Psicologia generale secondo il metodo critico  (1912), L’idealismo di  Pestalozzi
          (1919).

          Bibliogr.:  E.  Cassirer, P.  Natorp,  «  Kantstudien  »,  1925;  H.  Bellersen, Die
          Sozialpädagogik P. Natorps, Paderborn 1928; J. Klein, Die Grundlegung der Ethik
          in der Philosophie P. Natorps, Bonn 1942; L. Lugarini, Coscienza e autocoscienza
          nella filosofia di P. Natorp, « Rivista critica di storia della filosofia », 1950.

          NATURA. Alle origini della filosofia greca il concetto di natura include di solito la
          totalità del reale; a quasi tutte le opere dei primi pensatori, infatti, la tradizione ha
          attribuito  il  titolo  di Sulla  natura  (in  gr. Perì  phýseōs).  Con  la  sofistica  e  con
          Socrate  la  nozione  di  natura  perse  gradatamente  la  sua  indeterminatezza  e  la  sua
          onnicomprensività:  si  cominciò  a  opporre  natura  a  convenzione  (in  gr. nómos), la
          vita secondo natura a quella conforme agli usi imposti dalla civiltà, e Socrate per

          parte sua si dichiarò interessato solo alla scienza dell’uomo e incompetente nelle
          questioni relative alla natura.  In  Platone e in Aristotele il termine indica talvolta,
          come nei presocratici, tutta la realtà nelle sue varie forme, e talaltra solo il mondo
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