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ricerche in questo campo, a mettere in crisi il dogmatismo positivistico. Il Milhaud
ammette che i concetti della scienza traggono origine dall’osservazione della realtà,
ma insiste particolarmente sull’inventività e sulla libertà creatrice dello spirito.
Opere principali: Lezioni sulle origini della scienza greca (1893), Saggio sulle
condizioni e sui limiti della certezza logica (1894), Il positivismo e i progressi
dello spirito (1902), Il pensiero scientifico presso i Greci e i moderni (1906).
MILL (James), storico, economista e filosofo inglese (Northwater Bridge, Logie-
Pert, Forfarshire, 1773 - Londra 1836). Di modeste origini, poté compiere studi
universitari grazie alla protezione di John Stuart, membro del parlamento (il cui
cognome si aggiunse in seguito, in segno di riconoscenza, il figlio John [v. voce
seg.]). Nel 1818 pubblicò una Storia dell’India, in sei volumi, la quale, benché
contenesse critiche all’operato del governo inglese, gli valse un posto di funzionario
della Compagnia delle Indie; in tale veste egli poté sperimentare le proprie teorie
economiche, derivate da Ricardo. In filosofia fu seguace della morale di Bentham e
continuatore della psicologia associazionistica inglese derivata da Hume. Sostenne
che le idee sono residui delle sensazioni e si combinano tra di loro non diversamente
da come si uniscono gli elementi chimici a formare i composti (« chimica mentale »
fu definita dal figlio la teoria psicologica del padre). La sua opera filosofica
principale è: Analisi dei fenomeni della mente umana (1829).
Bibliogr.: L. Stephen, The english utilitarians, vol. II, James Mill, Londra 1900; G.
S. Bower, Hartley and J. Mill, Londra 1881; A. Bain, J. Mill; a biography, Londra
1882; T. W. Hutchison, J. Mill and the political education of Ricardo, « Cambridge
journal », 1953.
MILL (John STUART), filosofo, sociologo ed economista inglese (Londra 1806 -
Avignone 1873), figlio del precedente. Nella Autobiografia (1873) egli rievocò con
grande finezza la sua infanzia di fanciullo prodigio, che a otto anni leggeva già
correntemente in originale i classici latini e greci, la sua carriera di funzionario della
Compagnia delle Indie, le sue esperienze di studioso e di pubblicista impegnato nelle
più aspre battaglie radicali del suo tempo, condotte anche collaborando
assiduamente a vari giornali.
Godette di vastissima rinomanza e nel 1865 entrò ai Comuni quale deputato del
collegio di Westminster. Come studioso di logica e di gnoseologia il Mill ripropose
un empirismo rigoroso e radicale, che si riallacciava al pensiero di Hume. Si può
parlare solo di ciò che è attestato dall’esperienza, mentre gli asserti metafisici
restano al di là di ogni possibile verifica logica. Le verità assiomatiche sono il
residuo sintetico di fatti costantemente osservati e le previsioni ragionevoli si
fondano solo sulla probabile ripetizione del già accaduto: si può dire « questo sarà »
solo in connessione a « questo è stato ». La nozione di causalità, che è la regola di
successione necessaria a cui vengono ricondotte tutte le leggi naturali, è essa stessa
risultato della generalizzazione induttiva. Per sfuggire da un lato alle conseguenze
soggettivistiche dell’empirismo gnoseologico e per evitare dall’altro asserzioni
dogmatiche non verificabili Mill identifica sottilmente quello che si chiama « mondo
esterno » con la « possibilità permanente di sensazioni ». Come studioso di etica e di